Mi ero spinto in un angolo buio del IX distretto quel pomeriggio, alla ricerca del miglior ristorante cinese di Budapest, come dicevano i miei appunti almeno, il ristorante del signor W., e ho camminato davvero tanto, per una via che prima era figa e aggiustata, tutta sampietrini e case colorate a toni pastello e e poi finalmente dopo un bel po di isolati diventa una strada normale un po’ decadente, con l’emblema della vecchia stazione dei pompieri, un edificio enorme, abbandonato, senza i vetri alle finestre, dove un 4 anni fa c’era un locale incredibile con un grande fuoco che ardeva al centro e poi la via diventa una zona residenziale, ma sempre urbana , che è una bella definizione..
Il ritorno si sa sembra sempre più breve e mi ritrovo in poco tempo al korut, il viale ciroclare che unisce i vari distretti centrali di Pest.. Da lì in 15 minuti trovo una stada dove ero stato qualche anno fa inseguendo una commercialista, vicino a un ponte, importante, qui c’è una bettola, la conosco ma nn ero mai entrato, per timidezza ovvio. Immaginate un bar a Roma che si chiama come Italia Germania 4:3, anche qui la bettola porta il nome di un’incontro di calcio cher ha fatto la storia, la storia dei meravigliosi anni 50. Dentro per fortuna è pulito penso e la signora al banco pure simpatica. C’è una coppia di anziani normali a uno dei tavolini, tavolini di legno pesante, con dei centrini rossi tradizionali. E’ come in un sogno uno stilista disegnerebbe una bettola, c’è una signora in là con gli anni dietro al bancone, dicevo simpatica e premurosa, ci sono i tavolini ma ci sono anche i tavolacci alti su cui bere in piedi o sugli sgabelloni, ci sono le tendine bianche ricamate alle finestre, c’è una TV sempre accesa sul canale nazionale che tutti ma proprio tutti guardano con estremo interesse. Tutti vuol dire 5 persone, si, in un angolo di un angolo, come se l’avessero disegnata c’è una donna, con dei lunghi capelli grigio biondi, sfibrati, lisci, che fuma una sigaretta dopo l’altra, con un posacenere strapieno di mozziconi e una nuvola di fumo denso attorno. Bene, prendo il mio bicchiere di vino e szoda e scelgo il mio posto. Come in un film di Woody Allen faccio un movimento maldestro e rovescio il bicchiere di vino. Nessuno fa una piega, neanche se ne accorgono, io mi scuso, per fortuna la signora è tranquilla “ il secondo giro è arrivato subito..” sorride e mi serve un altro bicchiere di vino e szoda, do un’0altra generosa mancia di 50 fiorini, 15 centesimi di euro.. Sono giovane e sicuramente il mio accento mi tradisce, ma prendo il vino della casa, il vino “che scorre” non il vino “di qualità” dalle bottiglie..
Stavolta cambio posto, mi metto sui tavoli alti, su uno sgabello. In un certo senso provo un senso di protezione, come in un nido. E’ bello star qui a vedere M1, magyar televiziò 1, danno “l’isola del tesoro” il protagonista è biondo e con i boccoli, curioso il doppiaggio ungherese.
Mi guardo meglio intorno, c’è un juke-box fantastico, rosso acceso, spolverato, sicuramente coevo della grande partita, c’è la prima pagina del giornale ungherese del giorno dopo e anche del giornale straniero, eh si, era la partita tra due nazionali, c’è una foto con Ferenc Puskàs, mattatore di quella partita in visita alla bettola dove sono ora, una foto dai colori sbiaditi, dove Puskàs ha i basettoni anni 70. C’è una vetrinetta con dei cimeli, un pallone di cuoio, un paio di libri sul calcio.. ma ho dovuto fare uno sforzo per vedere questi particolari, verrei qui anche se non si chiamasse Ungheria – XXXXXX X-3. C’è pure un poster del Ferencvaros, siamo sempre nel quartiere di Ferencvàros in fondo, stagione 82-83, con le caricature dei giocatori, l’unico che riconosco è Nyilasi, che mi dicono più forte di van Basten, quand’era in giornata….
Entrano un uomo calvo ed uno più giovane, poi una coppia ben vestita, poi un vecchio quasi in pantofole con una tuta da ginnastica e gli occhialoni spessi. È una kocsma, una bettola, o traducendo dall’inglese pub una casa pubblica dove cercare conforto…
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