ieri mi sono ubriacato, la sbronza peggiore della mia vita, mi sono svegliato oggi e nn trovo più la mia Repubblica. (Cartello di un manifestante)
Stasera torno a Budapest e sono agitato. Perché come premetto sempre quando parlo di Ungheria, nella nuova costituzione è scomparsa la parola Repubblica. La Repubblica d’Ungheria è diventata semplicemente Ungheria. Chi lo ha fatto, dice che cosi’ lo stato che ha cambiato nome svariate volte anche solo negli ultimi 100 anni (il Regno di Austria-Ungheria, Regno d’Ungheria, Repubblica Popolare Ungherese, Repubblica Ungherese e sicuramente scordo qualcosa) ora sarà solo Ungheria. ma nn è una bella motivazione.
Sono agitato perché torno in un paese dove il partito unico di governo che ha oltre i due terzi del parlamento si è scritto da solo la costituzione, la legge di tutti (le altre forze hanno abbandonato quasi subito i lavori), se l’è approvata senza sottoporla neanche a referendum confermativo (come succederebbe in Italia). E il paese si ritrova a protestare non nel giorno in cui l’hanno approvata, solo il giorno dell’entrata in vigore e magri solo perché seguiva di poco le manifestazioni a favore della libertà di stampa, l’unica cosa che ha avuto eco all’estero. Mentre quella non è che una piccola parte dell’opera di erosione e indebolimento degli organi indipendenti (dal potere esecutivo) e di controllo che configurano uno stato democratico (magistratura, discussioni parlamentari, corte dei conti, corte costituzionale, banca centrale, comitato di vigilanza sui mezzi di informazione, etc.) che mi rende agitato mentre torno in Ungheria. (per qualche dettaglio andate qui). e ora mi ricordo perché delle lezioni di educazione civica alla scuola media ricordo solo: i poteri dello stato sono tre: legislativo, esecutivo e giudiziario…
Il perché lo fanno è nello stesso discorso di fine anno del presidente del consiglio Orban che ha affermato col suo profilo da Paperino:
“Abbiamo rioccupato la nostra posizione in Ungheria in una maniera senza precedenti. Abbiamo deciso di serrare le fila e abbiamo deciso di riparare agli errori per cui abbiamo sofferto nel corso degli ultimi anni. Abbiamo lavorato molto nel 2011, quest’anno è stato per l’Ungheria l’anno del rinnovamento. Abbiamo cambiato quello che doveva essere cambiato. Sappiamo che le famiglie ungheresi dovranno affrontare sacrifici(…) quest’anno l’augurio è che sarà l’anno della speranza. Che il signore protegga voi, le vostre case e le vostre famiglie, buon anno.”
“Abbiamo cambiato quello che bisognava cambiare” dopo gli scandali corruzione, i socialisti sono scesi dal 48% al 18%, in un paese con storicamente una forte volatilità elettorale. E Orban dell’odio contro i socialisti (liberisti) e il loro leader milionario Gyurcsany ne ha fatto una questione personale, vuole cambiare la costituzione, perché i comunisti e i loro amici capitalisti non possano più essere un pericolo per l’Ungheria.
Un po’ come quei colpi di stato in cui l’esercito (o il Berlusca) prende il potere per impedire ai comunisti o alle forze imperialiste di occupare il paese, in cui uno chiede poteri speciali, perché la situzione è grave e ci vogliono misure speciali, come quei tiranni come come la nascita dell’Impero nell’antica Roma o in guerre stellari, fate voi..
Ieri è stata una giornata particolare. Era in programma la festa di Gala per festeggiare la nuova costituzione, entrata ufficialmente in vigore. Nn un posto a caso in fondo, il teatro dlel’Opera di Budapest è una specie di colpo di coda reazionario dell’aristocrazia ungherese alla fine dell XIX secolo, quando la borghesia stava realizzando la sua tumultuosa ascesa sociale, Un tempio del conservatorismo, mentre una ventina d'anni dopo nel VII distretto sorgea la Nèpopera, il teatro d’opera del popolo. Ricordo anche un film degli anni 50, quando nell retorica comunista il giovane operaio approfitta dei biglietti scontati per gli operai allora disponibili, per andare all’opera, e qui conoscere una bella ragaszza..
La cronaca dall’interno raccontava di belle parole e discorsi in doppiopetto del presidente della repubblica (un ex campione di scherma, indovinate chi lo ha messo lì e che potere di controllo espleta?) e di musiche ungheresi ovvio, soprattutto Kodàly, che magari si starà rivoltando nella tomba. Fuori invece Brody Janos (uno dei componenti degli Illés, celebre rock band del passato) e soprattutto tanta gente unita, finalmente unita. Ricordo di essere stato in piazza il giorno in cui approvarono la costituzione, aprile scorso. Si c’ero, anche se mi era completamente passato di mente. e so anche il perché, perché era una cosa molto triste, nei 3 giorni precedenti ci furono almeno una dozzina di manifestazioni, tutte minuscole, dei 3 partiti(ni) di opposizione (nn importa elencarli) e delle categorie toccate dai provvedimenti come gli omosessuali ora che la costituzione dice che l’ungheria è un paese basato sul matrimonio tra un uomo e una donna. Io ero stato al comizio dell’LMP (4 gatti). E la cosa più triste era che ad aver fatto più discutere era stata la sfilata delle forze dell’ordine (che uscivano dai lavori usuranti e dovevano andare in pensione piu tardi) che aveva causato un po’ di caos.. (ma dov’era la polizia a fermarli..?)
Ieri invece c’erano tutti, anche quei movimenti della società civile che finora avevano tenuto alta la bandiera della protesta a difesa della libertà di stampa, ricordo le assemblee al freddo un annetto fa, davanti al parlamento o la grande massa umana all’imbocco del ponte Elisabetta, con il primo sole di primavera negli occhi, il comizio più seguito del 25 marzo, festa nazionale ungherese e giorno di adunate, quando Orban era al Consiglio d’Europa credo e Fidesz neanche tenne un discorso…
La bella notizia è questa, ieri c’erano tutti. Nn parliamo oggi di sovranità nazionale, banche, rating, politiche sociali, finanza, riforma della scuola, anche se sarebbe bello discuterne, no, oggi parliamo di tutti quelli che credono nella Repubblica, e citiamo un cartello che diceva: ieri mi sono ubriacato, la sbronza peggiore della mia vita, mi sono svegliato oggi e nn trovo più la mia Repubblica.
Viva la Repubblica