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Wednesday, 16 February 2011
Ai grandi magazzini, per grandi e per piccini

nn chiedetemi perchè ma cercavo fazzoletti da naso da donna quel giorno, cosi' è la vita.

Ero a Blaha, e allora faccio un salto al Corvin Aruhaz, i grandi magazzini Corvin, lì a Blaha, gli Harrods di Budapest dicevo, forse oggi piu' famosi per il tetto, cosi' è la vita, perchè sul tetto ci hanno aperto un pub, proprio sul tetto, il parapetto è alto e la vista nn è sul Danubio, ma il posto è carino e in effetti ti senti  a 50 metri d'altezza.. .

per salire prendi l'ascensore del retro, per scendere le scale,  strutture vecchiotte mai ristrutturate, di quando nei grandi magazzini  fu inaugurata la prima scala mobile d'Ungheria., era l'età dell'oro forse la prima scala mobile in Italia è pure posteriore..

ero stato ai Corvin Aruhaz prima di Natale, a curiosare,  l'epoca d'oro è finita, da un pezzo a me piace ricordarlo cosi' come nel film "Allami Aruhàz - i grandi magazzini statali",  (http://www.tvarchivum.hu/?id=142129) quando i grandi magazzini erano diventati i grandi magazzini nazionali..  

 lì avevo trovato, in incredibile offerta, i cappelli, estivi e invernali, quelli servono sempre, caso mai li perdi ina eroporto durante perigliose trasferte..

Ieri già mentre ti avvicini capisci che c'è una grande svendita, tutto al 70% solo i capi di marca al 50%..uhah Le scale mobili ci sono ancora, 4, appena davanti all'ingresso. Follia dei nostri nonni. Oggi ogni buon architetto sa che le scale mobili devono essere quanto piu' difficili da trovare o almeno bisogna fare un po' di strada per arrivarci, cosi' nel mentre puoi guardarti attorno e trovare una cosa a cui nn avevi pensato ma che devi assolutamente comprare.

Al piano terra c'è un supermercato, sopra il business è retto da Skala, una specie di Standa ungherese. Al primo piano c'è l'abbigliamento, al secondo l'arredo casa. L'aria è triste, scaffali mezzi vuoti, metà dei locali già liberati, sono rimaste solo camicie di collo 50 e a tinta unita, di un giallino o arancione, tanta gente, dove altro lo trovi uno sconto (reale) del 70% su tutto??

alla fine mi convinco anch'io  a prendere una camicia che definisco rosso mattone, mi trattengo dal prendere una delle cravatte anni 70 degne di una copertina di una band sballata, ma soprattutto prendo a un prezzo accettabile il sogno di una vita magiara, un accappatoio..

per fortuna avevo qualcosa da leggere, perchè faccio 45 minuti di coda, le cassiere di mezz'ètà impazziscono con i cartellini sbiaditi e le percentuali dello sconto, e poi sì c'è molta molta gente, qualcuno si compra un borsone e mette tutto là, le donne dell vicino VIII distretto hanno i cestini pieni di biancheria intima sexy e vestitini per bambini.. 

mi guardo in giro, erano rimasti gli ornamenti a mosaico delle colonne, come le vediamo  in qualche vecchia kocsma selezionata, anche il pavimento è lo stesso, nn so chi arriverà ora con vetrine scintillanti, ma credo cambierà gli arredi, la gente resterà la stessa credo..

Sono qui da 6 anni, ho visto la vecchia Kiràluy utca e tantissimo l'enorme agenzia dell'Aeroflot all'angolo tra Nagymezo" utca e l'Andràssy, grande e vuoto, assolutamente inutile se nn per farsi vedere, come i negozi  di alta moda all'aeroporto..  Se dovessi esprimere in una foto la situazione in Ungheria la farei a questo stesso locale.. L'aveva preso la catena di librerie Alexandra, che si è ingrandita enormemente n questi anni, per farci un Aantikvarium i negozi di libri rari e di seconda mano che gli ungheresi amanotantissimo.,. é durato una manciata di mesi, ha già chiuso, ora all'interno carrelli pieni di libri, sui vetri le scritte "Megnytottunk - abbiamo aperto" e "Kiado , Elado .- affittasi, vendesi".

 il perchè è semplice, i prezzi erano alti e la merce scadente.. 


Posted by alessandro grimaldi at 18:37 CET
Updated: Friday, 16 December 2011 00:17 CET
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Tuesday, 18 January 2011
Se fossi una bandiera non mi piegherei al venti

ho scritto qualcosa sulla nuova legge dei media, molto discussa...

leggete www.peacereporter.net a questo link:

http://it.peacereporter.net/articolo/26342/Se+fossi+una+bandiera+non+mi+piegherei+a+nessun+vento


Posted by alessandro grimaldi at 10:30 CET
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Tuesday, 30 November 2010
quando ho incontrato Monicelli al Szimpla

[a ricordo di Mario Monicelli 1915-2010, gettatosi dal balcone della sua stanza d'ospeda all'età di 95 anni, con un cancro terminale alla prostata..] 

in un divertentissimo gioco che faccio con i miei amici ungheresi che desiderano imparare l'italiano ci chiediamo a turno se l'altro ha mai scritto una lettera d'amore, è mai andato a cavallo, ha mai perso il portafoglio.. uno spasso insomma..

la mia domana preferita è pero': "hai mai conosciuto una persona famosa?". E' una domanda divertente, perchè in genere il mio simpatico interlocutore ci pensa, fa si con la testa e poi dice di aver visto per strada o nella metro un signor Tizio Caio Kovacs Szabo, che ovviamente a me nn dice assolutamente niente, mentre risulta essere un personaggio televisivo o un politico o un famoso giudice della Corte Suprema (solo uno mi ha fatto: "si certo, ne ho conosciuta una, mio fratello vive a Miami, una volta ho visto uscire da un negozio Sylvester Stallone." ecco lui è una persona famosa..).

Se mi dicono "e tu?" io rispondo beh, si,ho conosciuto una volta una persona famosa, ho conosciuto proprio qui a Budapest, al Szimpla, (pausa tattica)..... Mario Monicelli..

L'ungherese si stringe nelle spalle, Mario Monicelli qui l'ungherese medio nn lo conosce, ma io mi sento in dovere di spiegargli chi è e di raccontare..

"...Ero povero e solo e vivevo di elemosina o di quello che i supermercati mettevano a metà prezzo perchè ormai quasi da buttare e passavo ore al Szimpla (un pub figo e famoso del VII distretto)  nelle ore di luce per sfruttare la connessione gratuita alla rete. Orbene era un sabato di fine novembre, ero ad uno di quei tavolini circolari accanto alle scale, su uno scrannetto, forse di buon umore. Di buon umore perchè se vedo entrare due coppie di signori, di cui ne conosco uno nn sono portato a distogliere lo sguardo ma a stringere la mano. Il mio conoscente è di mezza età, l'altra è una coppia di anziani, lui col basco di lana, lei schizzinosa.

Dovevamo parlare di qualcosa, non so, i vecchi si allontanano a curiosare per quel posto curioso che è il Szimpla per chi ci capita la prima volta-.. "Ma nn l'hai riconosciuto mi fa?" "Kicsoda? [chi diavolo] faccio io. E' Monicelli. uh aspetta che te lo presento..

Monicelli era un vecchietto, un signore di 92 anni, con dei peletti bianchi she spuntavano dalla pelata, un po' sordo, dovevo alzare la voce, e tremolante che a fine Novembre fa un po' freddino a Budapest lo sguardo vivo e intelligente, nn banale, come si vedeva in tv. Ma in queste situazioni è difficile nn essere banali, ci presentano, ovviamente io nn so dir niente mentre è lui che si informa su quello che faccio, mi fa i complimenti per vivere e lavorare a Budapest, riesco a salvarmi dicendo “grazie a lei di tutto quello che ci ha dato”.

Poi con garbo si allontana e io mi sorbisco la sua compagna, che si vede che era una bella donna, ed ora è una signora un po' snob con l'evve moscia che mi kviede se zi zarà kvalke konzerto lì al Szzimpla.. La morale di quel giorno era che anche un grande come Monicelli anche a 92 anni doveva sorbirsi una un po' rompiballe, come tutti noi...

Monicelli era Budapest per presentare il suo ultimo lungometraggio, al fesztival dei film italiani che si fa qui, e ha sempre avuto un rapporto preferenziale con Budapest, qui ha girato giovanissimo il suo primo lungometraggio, nel 34, i ragazzi della via Pàl, etc. o ad esempio una sera eravamo in un casermone di Pesterzsebet, tra italiani esuli, per cena, e poi si è messo Brancaleone, dove all'inizio arrivano i barbari, razziano il villaggio, staccano a morsi la testa ai pulcini, parlano una lingua incomprensibile.. "Hajrà!... Hajrà!!, Nincs kegyelem!.." 

quei barbari parlavano ungherese."

Ci mancherai anche qui a Budapest, maestro.. 


Posted by alessandro grimaldi at 11:02 CET
Updated: Tuesday, 30 November 2010 14:12 CET
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Friday, 5 November 2010
una storia della grande depressione

quando Alberto se ne va, il presidente si affretta allì'appendiabiti per precederlo e porgergli il cappotto, "vero italiano gli fa". e poi verso compiaciuto. elegante.

 Alberto conosceva già la zona, Mom park gli avevano detto al telefono, uno dei grandi centri commerciali di Buda, ma no, era zona Deli per lui, giusto dietro la stazione sud, oltre il cavalcavia, quella zona dove Buda assomiglia ancora a Buda, con il Vermezo, il parco tra la stazione e piazza Mosca, dove c'era l'ultima grande statua comunista, di Varga Imre,a Buda con gli eredi dei tedeschi che erano voluti diventare magiari, le case, i borozo, vinerie, la gente che ha una faccia normale addosso.

ora poteva uscire a respirare, era distrutto.., certo vestirsi elegante era bello, mettere la cravatta blu e la camicia bianca, ma ormai .. era uscito dal mondo della grande economia o era rimasto solo con la porta di servizio aperta, ma gli arrivano ogni tanto telefonate a cui nn poteva dire di no " sig. Rinaldi, abbiamo trovato il suo nominativo da qualche parte, si tratta di un lavoro di prestigio e ben pagato se le interessa.." poteva forse dire me ne sbatto, io sono me stesso, fottetevi fottetevi fottetevi?? e poi mica lo sapevano che lui con quel mondo aveva quasi chiuso e ora per lavoro scriveva qua e là quando gli pubblicavano qualcosa e andava  a vedere le partite e mandava gli aggiornamenti in tempo reale alle agenzie di scommesse, un lavoro di responsabilità insomma e anche divertente.

ma in fondo meglio andare a sentire cosa gli dicevano, meglio conoscerli, guardarsi negi occhi, comunque insomma, ed era una situazione cosi' e cosà e dall'altro lato lo aspettavano genti che tra sorrisi e diti su pel culo l'avrebbero salutato gentilmente pensando tra se e se ma guarda questo, ci ha fatto anche perdere tempo.. 

ne aveva fatti tanti di incontri cosi' e in fondo come gli disse una volta Michele,  lui Alberto aveva fatto di tutto per nn fare un lavoro normale..

il giorno prima con un supremo sforzo della sua natura pacifica aveva dato un'occhiata al sito dell'azienda, e sembrava una cosa diversa, piu umana, come se gente normale lo facesse, gente con gli occhi per vedere e la bocca per parlare, è meglo cosi..

il supercapo era un australiano, bassino, da 15 anni a Budapest, uno di quelli che avrebbe potuto incontrare al Beckett's a vedere il rugby, un expatriate, come Adrienne, come lui, uno che vive a Budapest o almeno gli pareva, che ci è restato da 15 anni. Ci aveva pure un blog, quasi letterario, insomma si vedeva che era uno che amava scrivere, personaggi, dialoghi, piccole esperienze e discorsi con gli amici certo sulla finanza aliena dell'azienda, ma in fondo uno degli ultimi post si intitolava pur sempre" E' finalmente uscito il mio libro, "la crisi del credito spiegata a un frequentatore dei mercatini di seconda mano"

ma poi dopo il colloquio  poi si era subito rifugiato con la cravatta e tutto in un borozo, si, un posto dove bere, l'aveva programmato fin dall'inizio quello si, come un personaggio di un film, ficcarsi a bere alle 12 del mattino in una bettola di classe, dopo un colloquio di lavoro con supermanager 

era pure vicino il borozo dove un anno prima se ne andava a leggere e a scrivere la mattina dopo l'appuntamento di lavoro settimanale con uno pieno di soldi, muscoloso e sorridente che  stava da quelle parti.. ma l'aveva trovato chiuso, eppure erano già le 12, semplicemente ora al suo posto c'era un negozio di elettrodomestici..eppure era passata solo un'estate dall'ultima volta, era un pince (un seminterrato), in fondo pulito e ben tenuto, tutto im legno, odorava di legno, e gli avventori erano vecchietti, pensionati, anche coppie, che lì si prendevano un mezzo bicchiere di acqua e vino dopo la spesa, come in molti di questi posti c'era una donna di mezz'età a servire dietro al banco, ... e si davano tutti del tu e tutti si conoscevano

per fortuna a Buda di questi posti  ce n'è ancora qualcuno, c'è ilK.L., proprio di fronte al grande centro commerciale nel centro di Buda, quello era ancora rimasto in piedi per ora, ne era certo,

ma anche lì c'era qualcosa che nn andava, va bene era vuoto, solo un banco con vecchietti che giocavano a carte e lui era a un tavolo accanto con un unicum e una birretta, nel suo completo blu scuro da 500 euro.. Ora il Duebuchi, teneva appesi ai 4 angoli delle scritte incise su tavolette di legno rossastro, scritte inneggianti al vino tratte dalla letteratura, se lera anche appuntate la prima volta che era capitato là. Le scritte ti facevano sentire un animo nobile mentre bevevi, ma ora erano scomparse.Quando ne aveva chiesto notizie al gestore tutttodunpezzo, "Oh che vuole signore", gli era stato risposto, "una me l'han pure rubata, l'altra rotta" allora ho deciso di levarle ,

è meglio cosi' 


Posted by alessandro grimaldi at 00:01 MEST
Updated: Tuesday, 15 November 2011 12:17 CET
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Monday, 11 October 2010
fango rosso, 7o giorno

E' passata una settimana da quando un blocco di contenimento della fabbrica Magyar Alluminium di Ajka ha ceduto, riversando sul paesello sottostante (Kolontàr) tonnellate di fanghi rossi, residui di lavorazione.

8 morti, 100 feriti, 2-3 dispersi

E' passata una settimana e ora se ne parlerà di meno, perchè è sempre stato cosi', altre notizie ci attendono, e allora è opportuno dare qui uno spazio a perchè la situazione non è affatto conclusa..

Leggo le brevi, traduco, nn ho tempo di controllare e approfondire, ci sono sicuramente imprecisioni, nn mi pagano, nn è vangelo, prendete tutto come una favola, un fondo di verità c'è

Oggi hanno costruito a tempo di record, dopo aver evacuato kolontàr, una nuova barriera, perchè il primo ministro in persona, Orban, aveva allertato per la presenza di nuove crepe sulla barriera rimasta integra. Sarà pronto per mercoledì.

Hanno anche arrestato il direttore della fabbrica. e già. Ieri c'era un'agenzia che diceva: Nel 1995 i controlli avevano trovato la fabbrica in perfetto stato. Tuttavia trent'anni prima un esperto aveva detto che c'erano gravi rischi. La MagyarAlluminium ha ribadito che al momento della privatizzazione, anni 90, nessuno li aveva avvertiti di eventuali problemi. Se vado a cliccare leggo che nel 1980 un esperto del politecnico di Budapest, la BME, aveva evidenziato la presenza del blocco su una zona in cui si intersecavano due diversi tipi di terreno, di cui uno fangoso, melmoso, che per forti piogge tende a dare smottamenti. Insomma un po' la parabola del castello costruito sulla sabbia. Oggi hanno sentito il direttore comandante  negli uffici del capitano della polzia (traduco alla lettera dall'ungherese, ovvio) ed è stato trattenuto per paura di inquinamento della prova. Secondo il Magyar Nemzet, il giornale del partito di governo, ci sono gli estremi per l'esproprio della fabbrica. (il cui prorpietario è Gyurcsany Ferenc, il grande capo del partito socialista). Lça Magyar Allumnium fa sapere che ha speso negli ultimi 10 anni  piu' di 30 miliardi di fiorini per opere di manuntenzione (bene, la sicurezza prima di tutto).

Le brevi di agenzia sono fantastiche, si va dalla paura per l'aria che respiri, perchè ora che il fango secca l'aria diventa pericolosa, tutti sono ocn le mascherine, all'opera meritoria di messa in salvo dei poveri animali rimasti nel paese, cani, gatti e altre amienità, donazioni e soldi piovono da tutta la nazione, paura degli sciacalli nelle città evacuate (ieri, con una spettacole operazione con pullmann), vietare o nn vietare la pesca, alle ispezioni straordinarie fatte negli impianti simili cechi e ucraini. Chi la fa, l'aspetti.


Posted by alessandro grimaldi at 00:01 MEST
Updated: Tuesday, 12 October 2010 11:06 MEST
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Tuesday, 5 October 2010
vota e fai votare

I have never voted in an US elections despite despite being a resident in the country for 50 ytears.

I’m called a resident alien and this suits me.

(Newscientist 2 Ottobre 2010, intervista ad Oliver Sachs)

[Quest’uomo nn ha bisogno di essere amato, Alessandro Grimaldi]

 

Appena tornato a fine agosto il mio primo pensiero è stata la cassetta della posta, ovvio, per fortuna sono arrivato giusto in tempo per pagare le bollette, sepolte da un mare di pubblicità. C’era pure una letterina, del comune, timbro ufficiale. Dentro c’era la cedula, la scheda elettorale, il comune con 2 mesi di anticipo mi dice che posso votare, già perchè io ho un lakcim, una specie di documento di domicilio, qui a Budapest, e chi ce l’ha puo’ votare, almeno per le amministrazioni locali. Come voleva Fini in Italia. Il buon vecchio Fini, com’è popolare oggi.

Non ci ho pensato due volte, esprimere se stessi, il voto,democrazia, io che in fondo vivo qua e questi amministrano il mio quartiere, la città. Ma qualcuno nn ne voleva sapere.

Ero al telefono con uno scoiattolo che mi fa:

-          -Ma allora per chi voti?

-          -Per i ********, ovvio

-          -Ma davvero vuoi votare per loro?

-         - Beh io sono ********* e allora voto ********,

-           Ecco voi stranieri venite qua e poi vi fanno votare e votate male, contro i principi ungheresi, contro le tradizioni, che ne sapete voi..

Il risultato era scontato, ha vinto Fidesz, la destra conservatrice, il nuovo sindaco è Tarlos Istvan, l’ex sindaco del distretto di Obuda, ma questa è un’altra storia. La notizia è invece che nn è più sindaco Demsky, Demsky Gabor, l’uomo che ha governato Budapest dall’89 ad ora, da quando ci son le libere elezioni. Demsky è un biondino dall’aria trendy, il suo partito, l’SzDSz è virtulamente scomparso l’anno scorso, sepolto dagli scandali. Demsky è una specie di eroe, figura mitica della poltica ungherese. Tre settimane fa ero dentro gli archivi di radio Free Europe, la radio che da Monaco di Baviera registrava i media dei paesi socialisti e mandava un proprio giornale radio con le notizie vere che la gente captava di nascosto, come nei film. I suoi archivi son custoditi qui e quel giorno c’eran visite guidate per la settimana del patrimonio culturale mondiale. Il tizio che ci accompagna prende a caso le trascrizioni di due giornali radio di due giorni a caso del 62 e dell’ 82. Poi afferra anche una copia del gionale illegale, „carbonaro”, un samizad, che cricolavano illegalmente ovvio, tra le mani degli oppositori. L’editore era Demsky.

Nn so come cambierà Budapest, io spero nn molto, sono molte le cose che nn vanno ma spesso ci si affeziona proprio a queste. Nn so quanto farà meglio Tarlos e a pensar male spesso ci si azzecca. E poi in quanti nella storia hanno invocato cambiamenti radicali, sapendo che per far si che tutto cambi,..

Oggi nella vasca da bagno apro un libretto del mio scrittore preferito, Moldova, la copertina è orrenda, l’ho pagato 100 fiorini (35 centesimi), era in uno scatolone di cartone fuori da un antiquario. Moldova è uno scrittore molto prolifico, questo è il suo libro del 91. Il libro è quindi ambientato nel cambio di regime, subito dopo l’89, i protagonisti sono gli avventori di una kocsma, una bettola, uno pretende di essere il direttore del Vidampark, il parco di divertimenti accanto al circo stabile, a fianco del Varosliget, il grande parco municipale di Budapest e sbronzo dice gli importanti cambiamenti che ha fatto fare, ora che il comunismo è caduto: „Abbiamo cambiato il nome del Vidampark (parco dei divertimenti) tornando al vecchio Angolpark (parco inglese) e all’inaugurazione ho chiamato l’ambasciatore inglese e ho assicurato a tutt l’ambasciata un abbonamento a metà prezzo sul trenino fantasma. Ho rinnovato parte dei decori, ho fatto in modo che sul trenino nella caverna, nel tunnel si veda la luce dell’uscita, Oltre a questo il Twister ora girerà non verso sinistra, ma verso destra e bisognerà sempre andare verso destra per restare in piedi. Nel tiro al bersaglio le statuette di Lenin che prima erano premi, ora sono state messe al centro del bersaglio e se uno lo centra parte una musica che dice corso Lenin (il vecchio korut) se ti attraverso fino alla fine.. 


Posted by alessandro grimaldi at 23:10 MEST
Updated: Thursday, 7 October 2010 22:08 MEST
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Thursday, 15 July 2010
i momdiali americani a Budapest

E’ il secondo mondiale che vedo in terra ungherese e sono stati i veri mondiali americani qui a Budapest, almeno per me, ovvio. Dicono per esempio che anche alla casa Bianca col presidente nero, han seguito la partita col Ghana con molta attenzione. Io invece se provavo ad andarmene da solo, tipo al maxischermo di Szbadsàg tèr, davanti alla sede storica di (MTV) la televisione magiara*, che  ho visto bruciare 4 anni fa, mi sedeva accanto un americano atletico e ben nutrito, giusto orgoglio della sua donna bionda magiara, che si metteva persino a commentare i fuorigioco e a applaudire a volte. O se andavo in qualche altro posto (a Budapest era assolutamente impossibile scampare ai mondiali, ogni posto, dico ogni posto ne aveva uno, anche il pub più underground o il caffè più fighetto; ne han messo persino uno tra gli specchi e i velluti della sala da tè dello storico caffè “Muvesz” in Andràssy ùt e stendo un velo pietoso su uno sport pub, in pieno centro che ha messo 4 schermi al plasma nei cessi davanti agli orinatoi). Dicevo se andavo in un altro posto era un pulliferare di americano vocianti che si esaltavano davanti agli schermi.

Mail fatto vero è che qui in questi mesi ho un compagno di merendine americano, Danny, e che americano, americano  di Nuova York, w che la sera mi chiamava:”Che ti guardi la partita, dove si va?”. Poi la sera davanti a un altro schermo dovevo sorbirmi i commenti calcistici del mio amico, si sa, nel mondo siamo 6 miliardi di commissari tecnici. Erano apprezzamenti sul bellissimo gioco dei tedeschi, come lo aveva entusiasmato, l’Argentina che cos’è, etc. etc. ma nn è questo, il calcio dei tedeschi è piaciuto a molti, (chissà com’è che hanno perso), è che ero tremendamente infastidito da vedere una partita tipo Germania Uruguay e sentirmi chiedere se l’Uruguay è la squadra in bianco o in azzurro. E la vedevo con un maschio e non con una donna, che si sa di calcio ne capisce poco. O dover stare a spiegare chi era Maradona, o che cosa vuol dire Olanda-Uruguay le finali perse dall’Olanda, il calcio totale, Joan Cruyff e Ruud Kroll, o Brasile Uruguay al Maracanà, i falli alle gambe ed Enzo Francescoli. Eh si che all’inizio era anche divertente, tipo la finale di Champion’s, dove Danny mi raggiunge per la premiazione, “vedi Danny quel tipo con i capelli ricci, neri? È stato un  gran campione del passato, è francese, giocava nella Juventus, si chiama Michele Platini, si, ha vinto l’Inter, è una squadra italiana, vuol dire internazionale, giocano in nero e azzurro.

Alla fine ho finto una sindrome depressiva per evitare scocciatori ed ho visto la finale con due ungheresi, un romeno, una ragazza, in un posto dove gli stranieri nn residenti nn possono arrivare. Il romeno comunque ne capisce di calcio, l’ungherese è quello che quando mi vede al Vittula parla sempre di calcio, è uno di quelli della mustra generazione cresciuti con Nevio Scala e Carletto Mazzone.

Finora sono stato molto cattivo e indisponente.

Ma la saggezza è nei libri, si sa. Ho appena finito di leggere “How soccer explains the world”, un giornalista americano appassionatissimo di calcio fin da bambino, si è preso un anno sabbatico per girare il mondo e parlarne attraverso il calcio, tipo la questione irlandese tramite la rivalità Glasgow-Celtics, le guerre yugoslave tramite gli ultras della Stella Rossa che erano diventati uno dei corpi scelti in guerra, o la tigre Arkan che era diventato presidente dell’Obilic, assunto campione di Yugoslavia dal nulla.

Bene, l’ultimo capitolo conclusivo è sul calcio negli Stati Uniti. In breve: il calcio è lo sport dei figli dei figli dei fiori, di chi contestava il sistema negli anni 60 e voleva far fare ai figli uno sport meno violento del football e meno individualista, il calcio è uno sport degli snob e dei ricchi, una cosa chic, europea di chi vuol fare il figo, ma soprattutto il calcio è lo sport della globalizzazione che vuole insidiare gli Stati Uniti del baseball e del football che si gioca con le mani e si chiama americano, se siamo globali, anche questo è dovuto, il calcio è lo sport di Nike ed Umbro, multinazionali che vogliono assolutamente entrare nel ricco mercato USA, il baseball è meno globale.

 

·         Per inciso la TV pubblica ungherese ha trasmesso tutte (tutte) le partite in diretta. Altro che mamma RAI.


Posted by alessandro grimaldi at 00:01 MEST
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Monday, 7 June 2010
l'Ungheria non è mica l'Islanda

lAlessandro ma che succede in Ungheria? mi è stato chiesto dall'Italia, perchè una volta tanto l'Ungheria era nelle prime pagine dei giornali italiani, e anche quelli di tutto il mondo, l'Ungheria in crisi, a rischio fallimento, l'Ungheria a rischio Grecia.

Sarà ma qui i telegiornali aprono con le esondazioni dei fiumi del Duna del Tibisco etc.  seguite alle forti piogge, la grave situazione nel nord del paese, strade statali allagate, un paio di paeselli isolati, gente che raggiunge la casa in canoa, ci sono belle foto sui giornali. l'economia è in secondo piano.

E allora che succede, succede che giovedi' il vicepresidente del partito di governo Fidesz, Kòsa Làjos, ha dichiarato che il paese è sull'orlo della bancarotta,e il giorno dopo Szijjàrtò Pèter, il portavoce del primo ministro ha confermato il tutto. Una mossa che si fa in tutti i paesi con piccoli problemi economici e politici, il nuovo governo dice che la situazione che ha trovato è peggiore di quella che il governo uscente aveva indicato, un modo per far digerire meglio misure impopolari, sempre che nella situazione economica mondiale questo nn sia altro che un fiammifero acceso durante una fuga di gas.

Ovvio indebolimento repentino del fiorino, panico sui mercati, smentita il sabato del capo del gabinetto economico del primo ministro (o qualcosa del genere), che precisa che l'obiettivo del governo rimane il contenimento del debito secondo i programmi stabiliti. (ricordiamoci anche che l'anno scorso l'Ungheria è stao il primo paese dell'UE a ricevere prestito dall'IFM, contro strette garanzie di controllo interno, ed è diffiicle che sgarri).

Panico sui mercati, ma io vorrei rassicurare tutti, io ho esperienza  e ne conosco di gente, e mi ricordo le paroledi Arnoux, un francese maturo, venuto a vivere a Budapest solo per spendere i soldi accumulati in strani giochi immobiliari in polinesia francese (a quanto diceva) e a sentire del buon jazz, che ogni tanto passava al Vittula. Diceva:" quando ne avrò abbastanza me ne andrò", ma era triste e solo da tempo. E alla fine è un annetto che non si vede.

 Arnoux era pazzo, ma un po di esperienza ce la aveva, un giorno mi fece: "l'Islanda sta fallendo e qui, dove che la situazione sia grave è sotto gli occhi di tutti e lo vedi in strada, nessun problema . Allora ho cercato, una risposta e l'ho trovata: la ricchezza, tutte le banche del paese sono già in mani straniere, non è interesse di nessuno far fallire il paese".

Dove sei tu, Arnoux?


Posted by alessandro grimaldi at 16:47 MEST
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Saturday, 15 May 2010
il mio amico Harp - illetve - chi ha ucciso Kaczynski

Alle volte capita che ritorno aglegeny (una specie di scapolone che ama vivevere per i cazzi suoi senza una donna) e mi ritrovo a nn voler ritornare subito a casa e ad entrare nella kocsma vicino casa per una birra in pace.

Accanto a me ci sono tre che giocano a carte, di mezz'ètà, dall'aria saggia, ma con sguardi e muscoli di chi ne ha viste tante. A un certo punto uno di loro fa: "per cortesia, canti a voce più bassa se è possibile...". Nella scala di valori magiara queste parole sono pesanti come pietre e 15 minuti dopo il poveraccio, mezzo ubriaco che stava mettendo musica nel jukebox e la cantava a voce alta si ritrova sbattuto fuori in strada, con la sua bottiglia di Aszok (la birra più economica) e l'immancabile busta di plastica che questa gente si porta appresso.

Poi il kartyazo (giocatore di carte) torna al tavolo come se niente fosse e gli amici nn gli dicono niente. Io allora mi concentro di nuovo sul 90esimo minuto del campionato francese che il grandeschermo della kocdma sta generosamente trasmettendo, quando si avvicina un tipo con una felpa arancione, capelli ricci un po sporchi e occhiali tondi tondi moltopiugrandidegliocchi.

 "Parli inglese?" mi fa. "Beh si" rispondo. Continua.."stiamo insieme parliamo? sai io sono solo.." lo guardo, interdetto, e a ragione, poi "Sai io sono polacco, sto qui da poco in città, abito da queste parti e questo è il bar più vicino, sono entrato per caso, mica conosco qualcuno"

allora si siede.. è polacco di Varsavia, anzi di Lublino, meravigliatissimo dal sapere che io a Lublino c'ero stato, e anche a Zamosc, che è li vicino, lui va tre volte all'anno in Italia, perchè il padrino (cioà il padrino di battesimo) della ragazza è di Italia. bene, ora ci conosciamo, anch'io metto nel discorso la mia ragazza e ora tutto è a posto.

Anzi no, manca il che fai nella vita, orbene lui è artista, è giustappunto qui per una mostra delle sue opere, 3 mesi in una galleria. Alla domanda innocente: "Dipingi?" mi guarda come se avessi chiesto qualcosa di molto stupido.. "Che domande alessandro, dipingi, cosa vuol dire dipingere.. se vuoi comunque nella galleria c'è uno che ha fatto una monografia su di me grande così.."

E' un artista, deve fare domande, mi dice, mi chiede che cos'è l'Ungheria,e perchè e che posti frequento . Quando esce dal cesso anch'io gli domando allora che ne pensa della tragedia che ha colpito la Polonia, il presidente Kaczynski (morto insieme a tutto lo stato maggiore, e poi ministri, sottosegretari, nello schianto dell'aereo del Tupolev presidenziale in una nebbiosa mattina di Marzo mentre si recavan a Katyn, a rendere omaggio alle salme di un'altra classe dirigente polacca decimata....)

"bene alessandro, ma prima dimmi tu cosa ne sai.., che ne pensi.."

"cosa vuoi che ti dica, caro amicone polacco, proprio mentre andavano a Katyn, tutti insieme, e poi han sepolto Kaczynski, figura comunque molto controversa, proprio nella cattedrale del Wavel, a Cracovia, accanto ai re di Polonia, a Casimiro il Grande.." annuisce ma ha un sogghigno,..

premette che lui mica amava Kaczynski ma poi domanda calmo: "E tu pensi, alessandro, che sia stato davvero un incidente?" mi offre da bere un altro korso e va a pisciare, anche se sulle porte sono dipinte calze a rete e mocassini chiede a me dove entrare,

quando torna replico.. "Beh han trovato le scatole nere, le condizioni meteo erano molto cattive il pilota ha fatto un atterraggio molto difficile.." ma lui è molto scettico "sai io prima di essere artista ero un ingegnere aeronautico, qualcosa ancora me la ricordo, ho visto il materiale reperibile su internet e anche solo da quello si capisce che ci sono molte cose che nn vanno" mi fa qualche esempio, pezzi di carlinga inspiegabilmente a distanze siderali o qualcosa del genere... capisco, poi serio:"E allora l'hanno ucciso! e chi è stato..?"

mi rigira la domanda: "Secondo te?" e che ti devo dire: "i russi, i tedeschi?" "oh come sei antico Alessandro, ancora ragion con queste vecchie categorie, con gli stati nazione, pensa in grande.." allora penso in grande: "mit tudom èn.. Gazprom? gli Ebrei, il sistema radar nell'europa centrale?" "ma no, ahah, io amo gli ebrei" 

pausa

"ma tu conosci HARP?"

(Harp??? sembra un telefilm americano anni 80 con un pupazzo che vive in una famiglia semiborghese col padre nero... il mio amico Harp..)

provo a pensarci, "no davvero nn lo conosco." OHIBO'! "Non conosci Harp? com'è possibile, pensavo fossi una persona che sa certe cose..." e io"Ma davvero, nn so cosa sia.." è sconcertato "Incredibile, tutti sanno chiè Harp, mi meraviglia CHE TU NN LO SAPPIA, davvero, scusa se ti dico certe cose. (pausa) E allora ti devo dire tutto io..."

E inizia la storia di Harp. la prende un po' alla lontana "Tu sai chi è Tesla vero alessandro? Bene Tesla fu il primo scienziato ad iniziare certi esperimenti per la trasmissione di energia nell'alta atmosfera... poi dopo la seconda guerra modiale uno scienziato ebreo [gli ebrei, lo sapevano che c'entravano gli ebrei] ha ripreso i suoi studi e ha sviluppato la cosa, e alla fine è nato HARP, una specie di arma potentissima, che c'entra con lo scudo stellare americano, in mano ai potenti della Terra, pero' la cosa nn è mai stata resa pubblica perchè HARP è un'arma troppo potente. si potrà persino traferire tantissima energia premendo un bottone nella propria tasca..,,,"

E' cosi' che ho scoperto chi ha ucciso veramente Kaczynski

La mattina dopo  mi sveglio stanco e con un gran mal di testa. Il mio primo pensiero è: "sa anche il mio numero di telefono." (aveva promesso di invitarmi alla sua mostra in galleria." ma poi almeno mi rassicuro, "almeno nn sa dove abito"


Posted by alessandro grimaldi at 16:28 MEST
Updated: Friday, 21 May 2010 22:28 MEST
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Wednesday, 28 April 2010
Abbiamo vinto, non si divide, chi vince ride
 

"Ungheresi che vivete dentro e fuori i confin.i (...) Quella che abbiamo fatto è una rivoluzione, una rivoluzione in terra libera." Orban Viktor è salito sul palco, sistemato come al primo turno nella centralissima Vörösmarty tér, verso le 21.00. Da vero vincitore ha atteso le prime dichiarazioni dai partiti rivali, per godersi il trionfo del suo Fidesz, (Federazione dei giovani democratici) i 263 seggi vinti, superando di 5 la quota dei due terzi del Parlamento, un numero sufficiente per poter apportare modifiche alla costituzione.

Orbán è piccolino, ma ora pronuncia il discorso che si era preparato da tanto tempo, da quando era un barbuto giovane leader del movimento democratico del 1988, da quando dopo aver governato tra il 1998 e il 2002 aveva perso due elezioni consecutive, ma era restato sempre al comando, leader inattaccabile del partito. Poi erano venuti gli scandali del 96, la grave crisi sociale del paese, con il consenso al governo socialista crollato, aveva avuto l'appoggio dei sindacati, del pubblico impiego, senza perdere lo stretto legame con la Chiesa, con le frange nazionaliste, aveva visto Fidesz salire stabilmente oltre il 50% nei sondaggi, mantenuto fino al 53% del primo turno, che nel maggioritario ungherese gli ha dato il 68% dei parlamentari, oltre i due terzi.

I risultati erano stati subito chiari, solo 4 partiti in Parlamento, 263 seggi a Fidesz, 59 ai socialisti dell'MSzP, 47 all'estrema destra di Jobbik, 16 ai verdi-liberali dell'LMP. Nel secondo turno di domenica, dei 54 collegi uninominali in cui si votava, Fidesz ne ha vinti 51, lasciando agli avversari le briciole. Due miseri seggi, (su un totale di 176 complessivi nel paese) li ha vinti l'MSzP, il partito socialista ungherese, al governo da 8 anni. Entrambi i seggi nel XIII distretto di Budapest, Angyalföld, la terra dell'angelo, ultima roccaforte dei socialisti. Persi anche i quartieri operai di Budapest, le città industriali di Dunaujvàros, (Nuova città sul Danubio, l'ex Stalinvàros - città di Stalin), Salgótarján, Ózd. Dei 168 seggi di 4 anni fa l'MSzP ne ha raggranellati appena 59.

In precedenza si era sentita sui maxischermi la voce affranta, rotta dall'emozione di Lendvai Ildikó  dell'MSzP, partito socialista ungherese, che si congratulava col vincitore, ammoniva che il nuovo governo, coi numeri che aveva avuto poteva fare tante cose buone ma anche tante cose meno buone, annunciava le dimissioni dalla segreteria.

Poi quella di Vona Gábor, il leader del partito dell'estrema destra Jobbik, che annuncia la sua ferma opposizione in Parlamento. Dirà anche che alla prima riunione del parlamento andrà con l'uniforme della Magyar Gárda, la milizia parafascista da lui fondata e poi messa fuorilegge dalle autorità ungheresi.

Jobbik avrà 47 parlamentari; di questi nessuno è uscito dal maggioritario, ma una piccola soddisfazione se l'è pur presa, i suoi voti sono stati decisivi nella vittoria di Molnàr Oszkár, escluso da Fidesz e presentatosi come indipendente dopo aver dichiarato in televisione che le donne Rom in gravidanza si colpiscono deliberatamente il ventre con martelli di gomma per avere figli menomati e avere agevolazioni dallo Stato. 

"Il regime era cosi' marcio che abbiamo dovuto abbatterlo, per ricostruirne uno nuovo dalle fondamenta".

 "Abbiamo raggiunto il 68% dei parlamentari. E' un nuovo massimo del mondo democratico raggiunto dall'Ungheria. Costituiremo un nuovo regime di solidarietà nazionale. Da oggi l'uomo ungherese sarà al primo posto. Faremo in modo che non tornino più al potere...."

La gente che affolla Vörösmarty tèr ha gli occhi lucidi, ragazzi che si baciano, signori in bicicletta, coppie con bambini al seguito, guarda, il paese è arancione(il colore di Fidesz), fa una ragazza accanto a me indicando lo schermo, si stappa spumante, si sentono le note di We are the champions. Si inveisce spesso contro i socialisti, che son riusciti a farsi odiare da più di due terzi del paese.

Orbán lo sa, anche su questo ha costruito il suo trionfo, un voto contro l'MSzP corrotto e ladro, più che un voto a Fidesz. Se la Lendvai si è congratulata con i vincitori, da Orbán nessuna mano tesa ad una opposizione frantumata, un gesto dovuto forse, dopo una vittoria con questi numeri, nessun "saremo il governo di tutti", "rispetteremo il Parlamento", "ascolteremo l'opposizione". Non ci sono queste parole nel discorso di Orbán, ma solo la promessa di un governo forte.


Posted by alessandro grimaldi at 18:16 MEST
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Friday, 18 December 2009
Domani sarà inverno.

A Giugno – Luglio Budapest si permette una due settimane di vera afa e temperature vicine ai 40. Anche questa è Ungheria. A Giugno Luglio di quest’anno nell’ascensore di un grande istituto, mentre sono in compagnia del mio conoscente Istvàn, entra una signora di mezz’età. Si lamenta, che caldo, insopportabile, mamma mia che caldo, non ce la faccio più. Istvàn è nervosetto ed è ungherese, ma di Nagyvarad, che da quasi 100 anni ormai è territorio romeno, e si chiama Arad. Lui dice che gli ungheresi si lamentano sempre, prendi i soldi: se nn hanno soldi si lamentano, se ce li hanno, si lamentano perché devono fare di tutto pernasconderli e tenerseli cari. I romeni invece nn hanno una lira (romena) ma sono felici lo stesso. Son poveri, ma scendi pure da noi e mangiamu insieme e si beve u bicchiere di vinu e chissenefrega. Dunque Istvàn nell’ascensore è nervosetto e risponde secco. “E’ estate! (Certo che deve fare caldo n.d.r.) domani sarà inverno.”

Oggi è già domani, ed è inverno e nevica, e l’ungherese e’  fedele a se stesso. Fino a 2-3 settimane fa era una stagione fredda abbastanza mite ed era piacevole tenersi il cappottino da mezza stagione addosso. Ma guai a parlarne in giro. “Eh già, fa caldo e nn fa freddo. Il freddo uccide i germi ed io invece ho il raffreddore e trovo i moscerini se lascio un bicchiere mezzo pieno d’acqua in cucina”. Ora invece nevica e si batte i denti dal freddo anche al mercatino di natale in mezzo alla folla, il termometro per strada segna -8 alle 4 del pomeriggio e neanche son curioso di vedere al tg che freddo fa alle 5 di notte, ma saran -15. Almeno nevica, l’anno scorso nevicò solo a fine febbraio, certo la neve è bella, la vista sui tetti dalla mia finestra è dolce dolce e qualcuno porta il figlio con la slitta in mezzo a Kiraly utca, ma “il comune è povero e nn sa fare le cose, nn spalano la neve e le strade si riempiono di fango appena la gente circola per le strade..”. A se vivessimo in fondo al mare, almeno li’ nn ci sarebbero questi problemi..” ma che ci vogliao fare. Signori miei, “E’ inverno. Domani sarà estate!”


Posted by alessandro grimaldi at 00:01 CET
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Sunday, 22 November 2009
l'orrore, l'orrore

"sono stato interessato solo ad una cosa in particolare, alla morte. Niente altro. Sono diventato un essere umano quando all'etá di 10 anni ho visto morire mio nonno, che a quel tempo era la persona che amavo piú di chiunque altro.Solo da allora sono stato un poeta, un artista, un pensatore. La grande differenza che divide i vivi dai morti, dal silenzio della morte, mi ha fatto capire che dovevo fare qualcosa. Ho iniziato a scrivere versi. ... Per me, l'unica cosa che ho da dire  é che sto morendo. Non provo altro che sdegno e ribrezzo per quegli scrittori che hanno altre cose da dire: sui problemi sociali, le relazioni tra uomo e donna, le lotte razziali... Mi rovina lo stomaco pensare alla loro ristrettezza mentale. Che lavoro superficiale che fanno, una cosuccia, e ne vanno pure cosí fieri."

(Kosztolány Dézsõ) dall'introduzione di Eszterhazi  all'edizione inglese di Skylark)


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Monday, 9 November 2009
E ora vi dimostro che il Muro di Berlino è caduto per le conseguenze dell' 11 Settembre

Oggi son 20 anni che è caduto il muro, ma per noi, solo per noi. Per noi Ungheria è un paese che era dell'oltre cortina dove c'era il comunismo. ma signori, ormai, son passati 20 anni, qualcuno a me molto caro aveva pocopiùdidiueanni, ci pensate a un americano che viene in Italia nel 63 o nel 65 e va chiedendo in giro del fascismo... beh allora come si stava ne fascismo, anche tu ci avevi la camicia nera e..

comunque oggi il muro cadeva ,20 anni fa, ma qui la memoria storica è un'altra, qui Sarolta che mi viene a trovare per motivi d'affari mentre cerco di riassettare la cucina. "Sai che alla radio italiana parlano anche di Ungheria? sono 20 anni dall'89.." ah si è vero, c'erano tanti tedeschi dell'Est, erano tutti in jeans, venivano per andare al Balaton...." Eh si, che lo spevo, i tedeschi venivano qua, si rincontravano con le famiglie, pezzi dell'est e pezzi dell'ovest, per entrambi era concesso venir qua, nei campeggi del Balaton...

poi venne l'11 Settembre, l'11 Setttembre 1989.. certo. Se quello del 2001 è l'11 SETTEMBRE, se qualcuno altro si rammenta che l'11 settembre del '73 ci fu il colpo di stato contro quel tiranno rosso di Allende, è mio dovere aggiungere che l'11 Settembre 1989, il governo Nèmeth, subentrato da pochi mesi a Kàdàr alla guida del paese (il buon vecchio Kàdàr era lì piantato da quel lontano autunno del 56) aveva aperto le frontiere con l'Austria. C'era Gorbaciov e si poteva fare.  Allora i tedeschiest a migliaia iniziarono a passare di là e ad andare nel lontano ovest. E allora il muro aveva poco senso, era nato per questo, dopo che 2.6 milioni di tedeschi avean deciso di trasferirsi.. i politici tedeschi dissero:"Gli ungheresi han dato il primo colpo di piccone al muro.."

Era l'11 Settembre, un paio di mesi dopo a Berlino Est ci si riuniva per permettere la libertà di viaggiare, escono indiscrezioni... le mie fonti (HVG della settimana scorsa) dicono del giornalista italiano "Ricardo Ehrmann", che sembra tanto un fantastico nickname con tanto di errore di battitura. La notizia gira, la riprendono le tV, la gente va verso il muro per vedere se è tutto vero e voilà..

Era il 9 Novembre, 20 anni fa, pero' in Germania mica è festa nazionale, si festeggia invece il 3 Ottobre, il giorno della riunificazione. nn so se lo si è detto fino alla noia in Italia, ma il 9 Novembre nel 38, quella notte, fu la notte dei cristalli (217 siangoghe bruciate, 20.000 ebrei mandati nei campi di lavoro..) il 9 Novembre del 23  il puccs di Monaco di Hitler Adolf. E il 9 Novembre del 1989 cadde il muro. A Berlino.


Posted by alessandro grimaldi at 23:30 CET
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Tuesday, 23 June 2009
Io tigro

La domanda che nn si deve mai fare a chi vive all’estero è perché vivi là, perché ognuno ha le sue buone ragioni, perché magari qualcuno scappa e non lo vuol dire. Chi viene qui per poco tempo invece è un’altra storia. Una bella mattina di Marzo, mi squilla il telefono e risponde una voce squillante e italiana, E’ appena arrivata in Ungheria, ci resterà per 6 mesi, ha bisogno di un professorino per la figlia di 11 anni. Va bene dico io. Allora ci vediamo  qui per discutere, vieni al circo, chiedi di Patrizia, sai noi siamo artisti del circo..

Uh. Al circo c’ero stato solo una volta a curiosare, un edificio circolare,  già proprio un edificio, in mattoni, muratura, legno di rivestimento, un circo stabile, non un tendone da fiera come da noi. Con le foto del grandi artisti di un secolo di arte circense in Ungheria. Foto in bianco e nero, un po’ sciupate, esposte anche da 70 anni, platea e palchi, 2 piani, a forma circolare, tutto legno, legno profumato, profumo di anni. Il circo di Budapest è un’istituzione,  basta vedere dov’è, di fronte alle terme Szecheny, accanto allo zoo liberty, al ristorante più famoso di Budapest, il Gundel, al Vidàm park, il parco di divertimenti. Tutte glorie di fine secolo, di quel periodo in cui Budapest era internazionale e cosmopolita, ricca e in crescita, bella e splendente.

Patrizia è una donna alta si e no 1 metro e mezzo, il marito invece è un tedescone forzuto e simpatico e mezzo sordo. Si esibiscono con bellissimi cavalli bianchi e neri e con cani huski, tutti di alta scuola, si , che mi mostrano orgogliosi. I cavalli son belli, evvero, ma io ho occhi solo per gli animali che ho visto davanti alle loro roulotte. Patrizia è arrivata cosi’, dalla Spagna, e han messo le due roulotte, una per i genitori e una per le figlie, in un piccolo spazio all’aperto tra il circo e lo zoo. Tra l’uscita laterale del circo e il muro che lo separa dalla zoo ci saran 10-12 metri.

Quando era Marzo Aprile ed era ancora freddino facevam lezione dentro la roulotte, non ci sono  finestre che dan sul davanti, ci concentravamo, ma ogni tanto nel bel mezzo della lezione si sentiva un forte

ROOOAAAARR,

 ROOOOOOAAAAARRRRRRRR.

 lungo e infastidente, è la tigre. la tigre che sbadiglia. Io strabuzzo gli occhi ma lei invece non fa una piega “Che pizza, tutto il giorno cosi’ a partire dall’alba.” Sic

Già perché lo spazio esterno è ristretto e la roulotte delle figlie è piazzata giusto di fronte alla gabbia delle tigri e la gabbia dei leoni del circo. Mi spiego, dalla roulotte apri la porta e a circa 1 metro c’è la gabbia, anche meno. Quando vado ho provato a guardarle negli occhi le tigri e a nn mostrare paura protetto dalla grata, e mi son sembrate come gli orsi di Herzog, nessuna emozione, solo noiosa e istintiva vita dentro di loro.

 “I nostri cani invece cacciano un ullulato collettivo appena spunta il sole e poi zitti..”. prosegue la bambina e poi di solito sgrida Pamelo, il coniglio bianco dalle orecchie rosa che hanno come animale domestico.. Tutte le attenzioni sono per questo coniglio, mica per i felinidi di 200 Kg là fuori.. “Pamelo ha due mogli, una in Italia e una in Spagna, è un gran discolo, se non stai attento si mangia le piante.” Tutta la famiglia è così: son stati allo zoo, han passato tutto il tempo vicino alle caprette, mica dalle scimmie o dagli elefanti, a quello si che son già abituati..

E’ un mondo straordinario che a loro pare cosi’ normale.. Ogni tanto vengono gli altri artisti rimasti nei paraggi per allenarsi, vengono a a chiedere dello zucchero o una radiolina, i vicini sono le acrobate mongole,  o il bohoc, il pagliaccio, non è un politico locale, ma è un venezuelano e parla italiano.

la bambina è sveglia e intelligente, e fa domande difficili tipo “Professore, chi ha creato il mondo Dio o il Big Bang”... Poi a Maggio che era più caldo la lezione le abbiam fatte sulla verandina, li’ c’è un salotto in vimini, alla mia destra la bimba, davanti a me le tigri, placide, che si muovon lente e controvoglia, che puzzano molto e ogni tanto latrano. Solo una volta le ho viste infervorarsi. Al momento del pranzo, quando il domatore le separa una dall’altra con delle grate e poi butta dentro dei pezzi di carne enorme da delle botole, solo allora si calmano, si stendono quiete e sbocconcellano questo pezzo di carne da 20 chili che è il loro pasto.. La bambina mi dice pure che la carne è carne pregiata che arriva dalla Scozia. Ho sempre desiderato essere una tigre.

Quando vado verso le 4 nel finesettimana arrivo durante lo spettacolo, in genere vedo Patrizia, truccatissima come una mignotta, il costume di scena, per lei è normale e io non rido, poi arriva Antonia, la figlia grande, lei è contorsionista, sui 18 anni, e io ho visto “Amici miei atto II” e so come vanno le cose, nn posso fare a meno di guardarla un po’.  Allora non mostro imbarazzo e chiedo com’è andato lo spettacolo, bene, fa, c’era anche pubblico.. i tanti marmocchi che affollano sempre il circo e qui il circo è amato e son tanti..

Alle e tigri eran sempre lì, che mi guardavan da dietro le sbarre. Un giorno allora ho chiesto, “ma come mai che le tigri non si esibiscono mai?..”

E ho scoperto che anche le tigri han la loro storia. Son giovani tigri, a Febbraio al loro primo spettacolo hanno aggredito i leoni, e da allora non si esibiscono più, le han già vendute, si aspetta solo che il compratore venga a prenderle e portarle via….


Posted by alessandro grimaldi at 15:12 MEST
Updated: Thursday, 25 June 2009 12:14 MEST
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Thursday, 18 June 2009
Tanto nn cambia niente ? Iran a Budapest

La vita è fatta di grandi cose, come quello che pensano in questo momento gli iraniani. Ma anche piccole cose di cui andare fieri. Per esempio a me ad Ottobre scorso è capitato che potevo dire in giro  che il mio dentista era iraniano. Mi ha tirato un dente, il penultimo molare, ne era rimasto solo un moncherino e ha fatto una fatica ad estrarlo. Eh si che avevo un dentista ungherese, qui son bravi e affidabili, e ogni tanto al Vittula passa un inglese o svedese venuto qui a rifarsi i denti. Questo dentista poi era un amico e finalmente avevo qualcuno a cui affidare i miei denti malandati. E invece lui una guardata ce l’ha data, ma poi ha confessato che è un gyermekorvos, un dentista dei bambini, meglio andare dall’altro dentista del suo studio, garantiva lui.

Aveva pure un nome strano, Kaveh, che suona in ungherese quasi come il Dr. Caffè.  Fu strano la prima volta, era un po’ scuro di pelle ma appena appena, bonario, un suo modo di fare mediterraneo e troppo cordiale e io non mi ci ero più abituato a certe cose. Io sono una persona discreta, mica cazzi, e gli ho fatto poche domande, ma qualcosa la sapevo, il padre era un famoso dentista iraniano, lui ha vissuto fuori dall’Iran, chissà come mai in fondo è un paese democratico. Prima a Vienna,e poi ha studiato a Budapest ed eccolo qua, ma mica ci stava bene a Budapest, anche dopo tanti anni. Alla fine dell’anno ha avuto un lutto in famiglia, un lutto grave, la famiglia viveva a Vienna. Ha accompagnato il feretro indietro in Iran, ma in Iran mica ci voleva restare. Abbiamo iniziato un’altra cura al dente affianco. A Febbraio per mettermi a mio agio ha cercato le cose che aveva letto ultimamente sull’Italia e mi ha chiesto dell’Alitalia. (oggi mi avrebbe di certo chiesto delle puttane di Berlusconi). Allora io gli ho chiesto se tornava in Iran per votare. “No, non ci vado. Tanto non cambia niente”. Non si puo’ dire che nn abbia avuto ragione. In Italia da bravo cittadino avrei dunque risposto che il singolo voto è importante, ma credo proprio che sapeva di quello che parlava.

Certo a lui un po’ ho pensato quando l’altro giorno ero al lavoro in un ufficio di Stefania ùt, e abbiam sentito rumor di folla, e grida e cori. Nessuno si è scomposto, ‘iraniani’ abbiam detto, son loro. Si, perché su Stefania ùt c’è l’ambasciata iraniana. Il viale Stefania sarà pure una via che unisce il parco cittadino, il Varosliget, alla zona degli stadi (lo stadio Puskas Ferenc, dove gioca la nazionale, e il palazzetto dello sport Papp laszlo, famoso pugile campione olimpico) ma qui ci sono anche 4 o 5 ambasciate ospitate in splendide ville di inizio secolo, quando questa era la zona più cool per una residenza signorile, polgar, borghese come si dice qui.. Il caso avrà deciso l’ordine, ma certo è strano vedere nell’ordine Libia, Svizzera, Iran, Italia, Prima a metà, tra Svizzera  eIran, c’era anche la Germania Federale, ora ristrutturata a uso uffici mentre la Germania si è riunita al Castello di Buda, in quella che prima era diventata la sede DDR. Più in là c’è una caserma della polizia e il museo nazionale di geologia, che luccica col suo tetto blu, splendore del liberty.

I manifestanti son rimasti un paio d’ore scandito slogan, agitato cartelli bianchi e verdi. Qui a Budapest avevo un’amica che studiava danze orientali all’università (certo niente diritto pubblico o analisi 2) e studiava anche il persiano. Assicurava che è una lingua indoeuropea, abbastanza simile alla nostra in fondo. Io comunque capivo solo Massaui e Akmanid..

Le ultime notizie che ho del mio Dr. Kaveh son che è andato in Norvegia, ora forse è in Olanda, così almeno dice il mio amico dentista. Di certo sarà attaccato a un pc per aver notizie, da casa


Posted by alessandro grimaldi at 00:01 MEST
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Monday, 25 May 2009
Hamsun al Budapest City Pub
  A Budapest fan più di 30 gradi, il maggio a Budapest ormai è questo.Quando vado da Blaha a casa, passo da Almassy tèr, una via che faccio spesso, perché c’è verde e c’è il selciato, le pietre di gatto, il macskàko,  come dicono qui. Da un lato gli alberi e dall’altro il Szabadido kozpont, un centro culturale chiuso per costruirci un albergo, un parcheggio o un supermercato, all’inizio c’è il Colorado Sorozo, dove vedevo le partite, un negozio di strumenti musicali, un piccolo alimentari e poi qualche negozio dei bei tempi, un sarto, un calzolaio, due o tre locali o birrerie. In un giorno di due anni fa ero  triste, uscivo da una festa in cui ti senti solo, era giugno, una sera calda, girai cun po’ a zonzo, una birra all’ABC di klauzal tèr, forse feci un salto sopra il Crovin teto, che aveva appena aperto, forse no, ora so che sarei andato al vittula, where everybody knows your name,ma era estate, il Vittula aveva già chiuso,  allora mi ficcai nel Budapest city pub.

E’ un pince (cioè una cantina, che si scende giu’ e chissà dove sbuchi), ma non un sozzo pince come quelli di hathaz utca, con un insegna con una boccale di birra gialla e un po’ di arredamento semplice in legno. Forse la musica mi aveva attirato, musica dal vivo, un gruppo, rock classico, bravi, di quelli che 30 anni fa suonavano nelle cantine quelle vere,

Qualche giorno dopo incontro il pultos (barista) del Vittula al Szimpla: “ora diventerà questo il Vittula estivo?” “ Ma non so, è un posto diverso dal Vittula, mica mi trovo altrettanto bene, sai sono andato al Budapest city pub.”  “Budapest city pub? Buona idea, è molto che nn ci vado.”   Detto cosi come se fosse stato un locale importante.

Era un’estate strana, appena pochi giorni dopo ero di nuovo là, un sabato sera, dopo le 2, sono sicuro che era sabato perché qui i matrimoni si fanno solo di sabato e io tornavo da un matrimonio, tornavo col bus notturno perché non avevo soldi in quel periodo e non potevo permettermi un taxi, e il matrimonio era deprimente e io ero la mascotte italiana. Sulla via del ritorno il Budapest city pub era ancora aperto e c’era gente,  c’era uno che suonava in un angolo, era bravo, faceva gli Oasis, che ormai han più di 15 anni, era sbronzo, o quasi, stonava spesso e sbagliava gli accordi, si scusava e il pubblico applaudiva. Diavolo se era bravo.

Allora era un posto popolare. Ci sono stato poche volte, 3 o 4, parlavo l’ungherese peggio di adesso, non conoscevo le kocsme (bettole) di Nepszinhaz utca, dietro il banco c’era una donna di mezz’età, probabilmente un’ex battona, accanto a me invece uno con i capelli lunghi ricci con la testa stesa sul banco e un’altre probabile ex battona che lo accarezzava teneramente. Mi sembrava un buon posto per farsi una birra e ascoltare buona musica in una sera in cui ti senti giù.

Piaceva anche al mio amico Angelo quando la città ci era più sconosciuta e la cosa migliore era vederci le partite italiane la domenica nel suo salotto e uscire a bere qualcosa quando la sua famiglia lo permetteva.

L’ estate scorsa invece il Vittula è rimasto aperto, e speriamo nn sia stata una leggerezza. A fine Agosto in un'altra serata calda, accanto a me al bancone si siede un biondino, sui 40anni, ben mangiato e sereno. E’ in viaggio solo, come tutte le persone sole vuole parlare. E’ norvegese, fa parte di non so quale organizzazione od rivista ambientalista, è di passaggio perché  è stato in Romania a scrivere di piccole comunità locali che salvano cervi rari e combattono contro la grande diga che minaccia il paesello.  “Sai, mi fa, prima più di 10 anni fa venivo più spesso a Budapest, una volta ero al Budapest city pub.." "uh davvero?" Lo cita come se fosse il posto più popolare di Budapest, almeno lo era, "bevevo una Soproni, beh ero lì mi si avvicina una ragazza, avevo visto che mi fissava, e mi inizia a parlare in norvegese. Ci pensi, una persona che neanche ti senti parlare, ma ti si avvicina e ti si rivolge in norvegese. Ovviamente aveva lavorato in Norvegia e sposato un norvegese, lavorava con i disabili.” Una birra pero’ il tipo non me la offre e sì che ci speravo. Andiam d’accordo che Hamsun era un genio e un grande artista, anzi si meraviglia che anche la traduzione sia bella, perché il suo norvegese era splendido.  

Hank da lassù ci strizza l’occhio.


Posted by alessandro grimaldi at 08:53 MEST
Updated: Wednesday, 27 May 2009 00:39 MEST
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Saturday, 20 December 2008
la fine del maiale - a disznovagas

Akos me l’aveva detto dopo la vendemmia, la prossima volta dev’essere il disznovàgàs, l’uccisione del maiale. Quel giorno è arrivato. La sveglia è alle 4. Alle 4.30 siamo in macchina, percorriamo i 10 Km da Koros a Kocser  dove vive il nonno che ammazzerà il maialo. Sono nel cuore della bassa terra, l’alfold, la grande pianura che dal Danubio si estende  a perdita d’occhio fino ai Carpazi, per tutta l’Ungheria. Ho scordato Hemingway a casa. E’ buio, la strada tipo una nostra provinciale, son 2 giorni che piove, la strada è piena di pozzanghere, che Eb, alla guida prende in pieno, convinto, tutto buio attorno, nella Bassa Pianura, sentiamo solo l’acqua che ricade..Nel bagagliaio c’è una bombola del gas con un bocchettone.

Arriviamo ad una casa di campagna, come tante in Europa, case a un piano, arredamento rustico, potremmo essere anche fuori Triggiano. Si farà tutto in famiglia, il nonno, lo zio e il fratello, il padre acquisito, Eb. A un certo punto mi faccio un giro, tutte case di campagna una accanto all’altra animali strani qua e là, la targa dice via Kossuth, all’angolo ovviamente è via Petofi. In casa c’è anche qualche busta di Tesco, magari han mangiato fettine di maiale di Tesco o Spar-budget anche ieri l’altro, ma oggi è il disznòvàgàs, la tradizione.

 Il maiale si sorprende prima dell’alba, prima che il gallo canti, nel pieno del sonno, intontito. E’ una cosa grande e rosa, la figura enl libro delle elementari nn mentiva, anche il muso è come quello nel banco del porchettaro. il maiale è un buon investimento, da consigliare in tempi di crisi: mangia anche la merda e in un solo anno di vita è arrivato sui 200 kili.  Il maiale gira in tondo, nel recinto, accompagnato da un omino. L’omino è un boller, un uccisore di maiali, assomiglia a Charles Bronson, mi dicono, ma ora è in cattivo stato. E’ notte, il maiale stava dormendo, il Charles Bronson della bassa puszta lo accarezza sul vello e sul collo, il maiale ha uno scatto, allora il boller gli fa fare un altro giro, poi un rumore metallico e il maiale stramazza a terra. Nessuno sparo, basta sfiorare un meccanismo e il maiale riceve come un grosso colpo di ferro. La carotide è spezzata di netto, il maiale non ha sofferto, grazie a Charles Bronson. Vorrei morire anch’io cosi’. Subito arriva la nonna con una  bacinella bianca per raccogliere il sangue, che esce copioso. E’ ancora buio, solo il gallo di Ersike, la vicina si affaccia. Nessun urlo, nessun entusiasmo, tutto è normale, ritmi e cicli di natura e prodotti naturali...

Il porco dà qualche strattone da terra.. poi basta, charles Bronson se ne va. Poi con calma portano il maiale sull’aia, una chiazza di sangue scuro di lato, il maiale è su un fianco, Eb impugna la bombola, accende la punta, ha un’aria pacifica mentre con pazienza usa il lanciafiamme per bruciare le setole bel maiale, che lo zio Laszlo gratta via. Mi chiamano in casa, assaggiamo il sangue con le cipolle, bollito, era tutto raggrumito e sembra uno spezzatino. Dal sapore un po' forte magari.

Ora il maiale è rosa rosa enorme davanti al visino della piccola Barbie, la figlia di zio Laszlo... Dopo il sangue si mangiano le orecchie del maiale. I lobi, teneri, gustosa cartilagine. Son buone mi dicono, ma attento, per gustarle davvero ci vuole un pochino di sale. E’ cartilagine, nn sa di molto. Peccato.

Comer se stessero riparando l’qantenna del televisore arriva il nonno a tagliar via la testa del porco, poi le 4 zampe, i prosciutti, poi lo mettono a pancia all’aria, Laszlo tentenna un po’ quando si tratta di aprire la cassa toracica, ma tutto va bene. Il nonno ha i baffetti appena accennati sotto il naso, come Adolfo buonanima, stivaloni di gomòlma e il coltello migliore. Il maiale fa la sua fine. Via le le costolette, i quarti, la carne, tantissime interiora e materia molle. Alla fine nn rimane altro che la pelle, che vien richiusa in 4, come una coperta.

Ora gli uomini riposano, le donne iniziano a srotolare l’intestino, bollire i polmoni e il fegato e cosi’ via. Preparare salsicce e pancetta. C’è la salsiccia che conosciam tutti, ma c’è anche una salsiccia fatta col sangue, nera, nerissima e una chiara, fatta con le parti molli. Gli uomini ora tagliano la carne. Alle 9.30 sono pronti i primi pezzi di carne arrosto, sapore … Io sono un uomo di città, un varosi, al pomeriggio già ci sarà sulla tavola di Koros la salsiccia soffritta nel burro,e io posso solo farmela mettere da parte, mi son chiuso in bagno 3 volte in un’ora, con la cosa più nera che sia mai uscita dal mio corpo.

Eb mi chiama per guardare i pavoni del vicino e fare il richiam ai tacchini di Ersike che rispondono.  Intanto sull’aia appena sotto lo spiazzo dove è stato aperto il maiale son comparse le galline e i 3 galli, ha piovuto e ci son le pozzanghere, color della terra, sotto il cielo ancora carico di nuvole della Terra Bassa, quella più lontana attira la mia attenzione. E’ più rossastra, lucida, il sangue la colora. 

 


Posted by alessandro grimaldi at 00:01 CET
Updated: Sunday, 4 January 2009 02:16 CET
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Thursday, 11 December 2008
Racconto dell'orrore di Natale

L'ultimo uomo sulla Terra era chiuso nella sua stanza.

Qualcuno bussò.


Posted by alessandro grimaldi at 04:39 CET
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Monday, 20 October 2008
Voros Mihaly, Budapest 1920-Bari 2008

 


 

Quando torno a Bari, tra le prime cose che faccio è chiedere al mio fruttivendolo di Michele Voros (guarda il post del 24.8.07). E' che gli ho lasciato un foglietto in cui gli chiedo se ci possiam conoscere.. "Kedves Voros ùr..) e son curioso di sapere se per caso è passato dal mercato e ha ricevuto il mio messaggio, ma mi ha sempre detto, viene molto di rado ora, neanche gli altri lo ha visto.... Questa volta è il fruttarolo che prende il discorso e mi dice una cosa triste. E io giro per la vicina chiesa, …. cav. Campanelli,  ….. sig.ina de Ceglie, no,  all’inizio non trovo quello che cerco, poi all’angolo, sull’annuncio incollato sulla cassetta del gas leggo: “E’ venuto a mancare all’affetto dei suoi cari Michele Voros” , cosi’ senza le dieresi sulle o, che diventano ö, “emerito giocatore del Bari A.S.” e ne dá il triste annuncio la moglie Elisabetta Papp, (che più ungherese nn si puo’ la Papp Erzsebet).

 Provo a immaginarmi il funerale del signor Rossi ungherese, Vörös Mihàly, qui a Bari, nella mia parrocchia, aveva 88 anni, nn sono mai riuscito a incontrarlo, si faceva vedere sempre piú raramente in giro,  è morto domenica scorsa, 12 Ottobre.. Un funerale veloce, a un vecchio, straniero, con pochi amici e nessun parente, in terra straniera. o semplicemente il funerale piú comune per una coppia di anziani senza figli. Ai funerali nn c’era neanche una presenza ufficiale del Bari calcio, solo uno-due vecchi compagni di squadra con cui era rimasto in contatto. gli anziani non usano facebook..

Ricevo pochi messaggi dall’Italia. Un emerito futuro radiologo dal policlinico di Bari una mattina mi aveva mandato questo: “come si chiama il tuo ungherese ex calciatore del Bari? È qui al Policlinico a farsi i raggi X”. Era con la moglie,- mi dice poi quando ci siam rivisti mesi dopo - appena ha fatto un po’ di storie per la coda, visto che nn era un caso urgente lo han fatto aspettare un po' e lui ha sbottato con l’infermiere..  “Lei non sa chi sono io, quando lei non era ancora nato io ero attaccante del Bari”. Quando se ne sono andati la moglie che era con lui senza farsi vedere ha fatto, toccandosi una tempia col dito.. “nn vi preoccupate, mio marito è un po’ strambo..”.

Peccato, se lo avessi incontrato, Alessandro,avrebbe attaccato a parlare e ti avrebbe fatto una testa tanta…

 


Posted by alessandro grimaldi at 23:27 MEST
Updated: Friday, 31 October 2008 15:13 MEST
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Monday, 1 September 2008
?Perch? sono qui?? (Alla ricerca di Bobby Fisher)

 

L’uomo se lo chiede da quando era appena venuto al mondo e guardava le stelle, ma anche l’expatriate a Budapest se lo sente ripetere sempre, perché sei qui?. Qualcuno ha una risposta facile, una donna, una ragazza o una moglie, una madre ungherese, un lavoro, ma spesso  è la gente meno interessante, quella che qui ci è costretta a stare, che se fosse a Copenhagen o Berna o a Capetown sarebbe uguale, che qui sopravvive controvoglia. Per gli altri la risposta  è più difficile, spesso molto personale. La prossima volta che me lo chiedono giuro che non dico la verità e rispondo come il mio amico Roy, irlandese, che a una ragazzetta capitata per caso al Vittula ha risposto: “Mah, ho sbagliato treno” semplice. “Volevo andare a Praga, ma ho preso il treno sbagliato, la sera prima avevo bevuto un po’ troppo, sono irlandese.” La ragazzetta secondo me capiva il giochetto, ma lui continuava “e cosi’ sono arrivato alla stazione, esco fuori e dico<<Oddio dove sono…, dove andrò a dormire stasera..>> sono andato in giro, mi è piaciuta la città, sono rimasto..” Semplice ed elegante.. L’altro giorno me lochiede un tipo, un americano, un giovine amico di Steven. Io dico qualcosa, qualcosa di incontestabile. E tu? Poi gli faccio.. Il giovane (ficko) tentenna. Steven allora dice che è un campione di scacchi, sai abbiamo tutti una vita segreta, Io per esempio, prosegue Steven, io per esempio contrabbando animali rari, la mia specialità son le lucertole.. di 2 metri”

Il giovine invece è davvero un campione di scacchi, un professionista, gioca in un club di scacchi, è qui da 3 anni.. Budapest è la città migliore al mondo dove giocare a scacchi, mi spiega, certo i Russi sono i giocatori più forti al mondo, ma la Russia è cosi’ grande che sono troppo dispersi, cosi’ si possono incontrare difficilmente, Budapest invece è il centro in cui si raduna non solo tutto il movimento scacchistico ungherese, ma anche le grandi scuole della regione, gli jugoslavi, i tedeschi, i bulgari, etc. Anche se vai a Mosca lì c’è un grande torneo internazionale solo 3-4 volte l’anno, a Budapest ogni mese.. Budapest è la capitale mondiale del mondo scacchistico..

Per chi vive a Budapest gli scacchi sono quelli alle Szecheny, nelle vasche esterne, o quelli delle stazioni, a Nyugati o  a Keleti, dei budapestini spesso con le pezzealculo che giocano su panchetti di cartone, penso a lungo a comne porgli la domanda… “il livello di quelli li’ com’è?” mi sembra buono.. dice mica male, a volte gli capita di vedere qualche Gran Maestro, qualcuno davvero forte forte che si ferma,in incognito,  e sbircia interessato,

Il suo idolo è Kasparov, l’ultimo grande dal gioco brillante e dal sangue bollente. C’è un video su youtube con la sua ultima partita, a ogni mossa esulta o si dispera, si mette le mani tra i capelli, tifa che l’altro sbagli.. L’ultima partita fu contro un bulgaro, Topalev, uno alto e pelatino. Ne so qualcosa in più anch’io e mi sono un po’ appassionato perché ai primi dell’anno è morto Bobby Fischer, forse il più grande scacchista del XX secolo, Di nome lo conoscevo e poi in quei giorni mettendo Hungary sul motore di ricerca di Budapest ero capitato giusto nel necrologio di Bobby Fischer. Che cazzo ci faceva a Budapest? A 13 anni vinse il campionato americano, a 14 fu il Gran Maestro più giovane di sempre, a 18-19 campione del mondo, il primo a battere gli imbattibili russi, in un’epico scontro con Spassky nel 72, im campo neutro a Rejkiavik. Poi impazzì, Sparì o quasi. Bobby Fisher ha vissuto a Budapest per una decina d’anni, enny. Il posto migliore per giocare a scacchi abbiamo detto no?.

Io sono il campione dell’Hummus Bar, battevo sempre Juan, ho sbaragliato i regulars de Vittula e una volta ho battuto uno nelle terme Maria furdo si Szeged. Credo che basti no? Ma qui gli scacchi appaiono sempre in qualche trafiletto sul Nemzeti sport, che ci avvisa di come va Lekò nei tornei internazionali, Lekò è il miglior giocatore ungherese di oggi, 2-3 anni fa fu lo sfidante ufficiale al mondiale, contro Kramnik, è tra i primi 4-5 giocatori al mondo. Un tipo perfettino, con l’aria da Clark Kent bigotto, gli occhiali tondi dorati e l’aspetto serio serio, inutile dire che il suo gioco è perfetto e monotono, è molto forte nei finali.. No, l’americano studia poco le partite di Lekò, lui preferisce Polgar Judit, anche lei nell’elite mondiale, tra i primi 10, che una volta ho visto in un’intervista,  una tipa carina, estroversa e aggressiva, come il suo gioco. Secondo me se la vorrebbe fare.. Bobby Fisher visse a Budapest presso la famigla Polgar, ora tutte e 3 le figle sono Maestre di scacchi.. gli avrà insegnato per bene, dunque.

 “Per me Bobby Fisher è vissuto fino al 1972, poi nn mi interessa.” L’amico di Steven ha una camicia blu scuro cangiante, sembra di seta e una cravatta slacciata viola. Tutti gli scacchisti del mondo vorrebbero essere il nuovo Bobby Fisher. Certo che poi fece una fine da leggenda, da leggenda del rock,  chiedeva somme di denaro sempre più grandi per giocare, inventò tanti di quei cavilli per la difesa del titolo contro Karpov, e gli fu tolto. divenne sempre più ipocondriaco, antisemita, anche se era di famiglia ebraica. Dopo un giro in Yugoslavia quando era sotto embargo e non si poteva andare lì, gli Usa gli mandarono il mandato di comparizione, ci sputò sopra davanti alle telecamere. Lo trovarono in Giappone, ando’ illegalmente nelle Filippine, poi l’Islanda gli offrì protezione, fino alla morte..

Chissà che cosa ha fatto dopo essere impazzito, se giocava ancora ed era forte.. Lui mi racconta la leggenda che corre: sul sito più famoso di scacchi on line, in cui giocano anche tanti gran maestri, per allenarsi, comparve circa un 5 anni fa uno che aveva come nick: “A very strong player”, giocò solo pochi giorni ma batteva tutti, anche i gran maestri, con una facilità sorprendente, ci sono anche computer che ogni tanto giocano qui ma i programmi appositi stabilirono che non era un computer, aveva uno stile aggressivo, come Bobby Fisher, era forte, fortissimo,  e nella chat dopo quasi ogni mossa scriveva messaggi intimidatori tipo: “Che schifo di mossa.. Stai per perdere.. Hai fatto una cazzata, e ora ti distruggo”

tutti sono sicuri che fosse Bobby..

Quando mori’ ero per caso alle Szecheny a guardare quelli che giocavano. Sentii questi discorso:

-          “Hai saputo, è morto Fisher?

-          Si

-          Era forte?-

-          Ma, insomma…


Posted by alessandro grimaldi at 15:24 MEST
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