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Tuesday, 23 June 2009
Io tigro

La domanda che nn si deve mai fare a chi vive all’estero è perché vivi là, perché ognuno ha le sue buone ragioni, perché magari qualcuno scappa e non lo vuol dire. Chi viene qui per poco tempo invece è un’altra storia. Una bella mattina di Marzo, mi squilla il telefono e risponde una voce squillante e italiana, E’ appena arrivata in Ungheria, ci resterà per 6 mesi, ha bisogno di un professorino per la figlia di 11 anni. Va bene dico io. Allora ci vediamo  qui per discutere, vieni al circo, chiedi di Patrizia, sai noi siamo artisti del circo..

Uh. Al circo c’ero stato solo una volta a curiosare, un edificio circolare,  già proprio un edificio, in mattoni, muratura, legno di rivestimento, un circo stabile, non un tendone da fiera come da noi. Con le foto del grandi artisti di un secolo di arte circense in Ungheria. Foto in bianco e nero, un po’ sciupate, esposte anche da 70 anni, platea e palchi, 2 piani, a forma circolare, tutto legno, legno profumato, profumo di anni. Il circo di Budapest è un’istituzione,  basta vedere dov’è, di fronte alle terme Szecheny, accanto allo zoo liberty, al ristorante più famoso di Budapest, il Gundel, al Vidàm park, il parco di divertimenti. Tutte glorie di fine secolo, di quel periodo in cui Budapest era internazionale e cosmopolita, ricca e in crescita, bella e splendente.

Patrizia è una donna alta si e no 1 metro e mezzo, il marito invece è un tedescone forzuto e simpatico e mezzo sordo. Si esibiscono con bellissimi cavalli bianchi e neri e con cani huski, tutti di alta scuola, si , che mi mostrano orgogliosi. I cavalli son belli, evvero, ma io ho occhi solo per gli animali che ho visto davanti alle loro roulotte. Patrizia è arrivata cosi’, dalla Spagna, e han messo le due roulotte, una per i genitori e una per le figlie, in un piccolo spazio all’aperto tra il circo e lo zoo. Tra l’uscita laterale del circo e il muro che lo separa dalla zoo ci saran 10-12 metri.

Quando era Marzo Aprile ed era ancora freddino facevam lezione dentro la roulotte, non ci sono  finestre che dan sul davanti, ci concentravamo, ma ogni tanto nel bel mezzo della lezione si sentiva un forte

ROOOAAAARR,

 ROOOOOOAAAAARRRRRRRR.

 lungo e infastidente, è la tigre. la tigre che sbadiglia. Io strabuzzo gli occhi ma lei invece non fa una piega “Che pizza, tutto il giorno cosi’ a partire dall’alba.” Sic

Già perché lo spazio esterno è ristretto e la roulotte delle figlie è piazzata giusto di fronte alla gabbia delle tigri e la gabbia dei leoni del circo. Mi spiego, dalla roulotte apri la porta e a circa 1 metro c’è la gabbia, anche meno. Quando vado ho provato a guardarle negli occhi le tigri e a nn mostrare paura protetto dalla grata, e mi son sembrate come gli orsi di Herzog, nessuna emozione, solo noiosa e istintiva vita dentro di loro.

 “I nostri cani invece cacciano un ullulato collettivo appena spunta il sole e poi zitti..”. prosegue la bambina e poi di solito sgrida Pamelo, il coniglio bianco dalle orecchie rosa che hanno come animale domestico.. Tutte le attenzioni sono per questo coniglio, mica per i felinidi di 200 Kg là fuori.. “Pamelo ha due mogli, una in Italia e una in Spagna, è un gran discolo, se non stai attento si mangia le piante.” Tutta la famiglia è così: son stati allo zoo, han passato tutto il tempo vicino alle caprette, mica dalle scimmie o dagli elefanti, a quello si che son già abituati..

E’ un mondo straordinario che a loro pare cosi’ normale.. Ogni tanto vengono gli altri artisti rimasti nei paraggi per allenarsi, vengono a a chiedere dello zucchero o una radiolina, i vicini sono le acrobate mongole,  o il bohoc, il pagliaccio, non è un politico locale, ma è un venezuelano e parla italiano.

la bambina è sveglia e intelligente, e fa domande difficili tipo “Professore, chi ha creato il mondo Dio o il Big Bang”... Poi a Maggio che era più caldo la lezione le abbiam fatte sulla verandina, li’ c’è un salotto in vimini, alla mia destra la bimba, davanti a me le tigri, placide, che si muovon lente e controvoglia, che puzzano molto e ogni tanto latrano. Solo una volta le ho viste infervorarsi. Al momento del pranzo, quando il domatore le separa una dall’altra con delle grate e poi butta dentro dei pezzi di carne enorme da delle botole, solo allora si calmano, si stendono quiete e sbocconcellano questo pezzo di carne da 20 chili che è il loro pasto.. La bambina mi dice pure che la carne è carne pregiata che arriva dalla Scozia. Ho sempre desiderato essere una tigre.

Quando vado verso le 4 nel finesettimana arrivo durante lo spettacolo, in genere vedo Patrizia, truccatissima come una mignotta, il costume di scena, per lei è normale e io non rido, poi arriva Antonia, la figlia grande, lei è contorsionista, sui 18 anni, e io ho visto “Amici miei atto II” e so come vanno le cose, nn posso fare a meno di guardarla un po’.  Allora non mostro imbarazzo e chiedo com’è andato lo spettacolo, bene, fa, c’era anche pubblico.. i tanti marmocchi che affollano sempre il circo e qui il circo è amato e son tanti..

Alle e tigri eran sempre lì, che mi guardavan da dietro le sbarre. Un giorno allora ho chiesto, “ma come mai che le tigri non si esibiscono mai?..”

E ho scoperto che anche le tigri han la loro storia. Son giovani tigri, a Febbraio al loro primo spettacolo hanno aggredito i leoni, e da allora non si esibiscono più, le han già vendute, si aspetta solo che il compratore venga a prenderle e portarle via….


Posted by alessandro grimaldi at 15:12 MEST
Updated: Thursday, 25 June 2009 12:14 MEST
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Thursday, 18 June 2009
Tanto nn cambia niente ? Iran a Budapest

La vita è fatta di grandi cose, come quello che pensano in questo momento gli iraniani. Ma anche piccole cose di cui andare fieri. Per esempio a me ad Ottobre scorso è capitato che potevo dire in giro  che il mio dentista era iraniano. Mi ha tirato un dente, il penultimo molare, ne era rimasto solo un moncherino e ha fatto una fatica ad estrarlo. Eh si che avevo un dentista ungherese, qui son bravi e affidabili, e ogni tanto al Vittula passa un inglese o svedese venuto qui a rifarsi i denti. Questo dentista poi era un amico e finalmente avevo qualcuno a cui affidare i miei denti malandati. E invece lui una guardata ce l’ha data, ma poi ha confessato che è un gyermekorvos, un dentista dei bambini, meglio andare dall’altro dentista del suo studio, garantiva lui.

Aveva pure un nome strano, Kaveh, che suona in ungherese quasi come il Dr. Caffè.  Fu strano la prima volta, era un po’ scuro di pelle ma appena appena, bonario, un suo modo di fare mediterraneo e troppo cordiale e io non mi ci ero più abituato a certe cose. Io sono una persona discreta, mica cazzi, e gli ho fatto poche domande, ma qualcosa la sapevo, il padre era un famoso dentista iraniano, lui ha vissuto fuori dall’Iran, chissà come mai in fondo è un paese democratico. Prima a Vienna,e poi ha studiato a Budapest ed eccolo qua, ma mica ci stava bene a Budapest, anche dopo tanti anni. Alla fine dell’anno ha avuto un lutto in famiglia, un lutto grave, la famiglia viveva a Vienna. Ha accompagnato il feretro indietro in Iran, ma in Iran mica ci voleva restare. Abbiamo iniziato un’altra cura al dente affianco. A Febbraio per mettermi a mio agio ha cercato le cose che aveva letto ultimamente sull’Italia e mi ha chiesto dell’Alitalia. (oggi mi avrebbe di certo chiesto delle puttane di Berlusconi). Allora io gli ho chiesto se tornava in Iran per votare. “No, non ci vado. Tanto non cambia niente”. Non si puo’ dire che nn abbia avuto ragione. In Italia da bravo cittadino avrei dunque risposto che il singolo voto è importante, ma credo proprio che sapeva di quello che parlava.

Certo a lui un po’ ho pensato quando l’altro giorno ero al lavoro in un ufficio di Stefania ùt, e abbiam sentito rumor di folla, e grida e cori. Nessuno si è scomposto, ‘iraniani’ abbiam detto, son loro. Si, perché su Stefania ùt c’è l’ambasciata iraniana. Il viale Stefania sarà pure una via che unisce il parco cittadino, il Varosliget, alla zona degli stadi (lo stadio Puskas Ferenc, dove gioca la nazionale, e il palazzetto dello sport Papp laszlo, famoso pugile campione olimpico) ma qui ci sono anche 4 o 5 ambasciate ospitate in splendide ville di inizio secolo, quando questa era la zona più cool per una residenza signorile, polgar, borghese come si dice qui.. Il caso avrà deciso l’ordine, ma certo è strano vedere nell’ordine Libia, Svizzera, Iran, Italia, Prima a metà, tra Svizzera  eIran, c’era anche la Germania Federale, ora ristrutturata a uso uffici mentre la Germania si è riunita al Castello di Buda, in quella che prima era diventata la sede DDR. Più in là c’è una caserma della polizia e il museo nazionale di geologia, che luccica col suo tetto blu, splendore del liberty.

I manifestanti son rimasti un paio d’ore scandito slogan, agitato cartelli bianchi e verdi. Qui a Budapest avevo un’amica che studiava danze orientali all’università (certo niente diritto pubblico o analisi 2) e studiava anche il persiano. Assicurava che è una lingua indoeuropea, abbastanza simile alla nostra in fondo. Io comunque capivo solo Massaui e Akmanid..

Le ultime notizie che ho del mio Dr. Kaveh son che è andato in Norvegia, ora forse è in Olanda, così almeno dice il mio amico dentista. Di certo sarà attaccato a un pc per aver notizie, da casa


Posted by alessandro grimaldi at 00:01 MEST
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Monday, 25 May 2009
Hamsun al Budapest City Pub
  A Budapest fan più di 30 gradi, il maggio a Budapest ormai è questo.Quando vado da Blaha a casa, passo da Almassy tèr, una via che faccio spesso, perché c’è verde e c’è il selciato, le pietre di gatto, il macskàko,  come dicono qui. Da un lato gli alberi e dall’altro il Szabadido kozpont, un centro culturale chiuso per costruirci un albergo, un parcheggio o un supermercato, all’inizio c’è il Colorado Sorozo, dove vedevo le partite, un negozio di strumenti musicali, un piccolo alimentari e poi qualche negozio dei bei tempi, un sarto, un calzolaio, due o tre locali o birrerie. In un giorno di due anni fa ero  triste, uscivo da una festa in cui ti senti solo, era giugno, una sera calda, girai cun po’ a zonzo, una birra all’ABC di klauzal tèr, forse feci un salto sopra il Crovin teto, che aveva appena aperto, forse no, ora so che sarei andato al vittula, where everybody knows your name,ma era estate, il Vittula aveva già chiuso,  allora mi ficcai nel Budapest city pub.

E’ un pince (cioè una cantina, che si scende giu’ e chissà dove sbuchi), ma non un sozzo pince come quelli di hathaz utca, con un insegna con una boccale di birra gialla e un po’ di arredamento semplice in legno. Forse la musica mi aveva attirato, musica dal vivo, un gruppo, rock classico, bravi, di quelli che 30 anni fa suonavano nelle cantine quelle vere,

Qualche giorno dopo incontro il pultos (barista) del Vittula al Szimpla: “ora diventerà questo il Vittula estivo?” “ Ma non so, è un posto diverso dal Vittula, mica mi trovo altrettanto bene, sai sono andato al Budapest city pub.”  “Budapest city pub? Buona idea, è molto che nn ci vado.”   Detto cosi come se fosse stato un locale importante.

Era un’estate strana, appena pochi giorni dopo ero di nuovo là, un sabato sera, dopo le 2, sono sicuro che era sabato perché qui i matrimoni si fanno solo di sabato e io tornavo da un matrimonio, tornavo col bus notturno perché non avevo soldi in quel periodo e non potevo permettermi un taxi, e il matrimonio era deprimente e io ero la mascotte italiana. Sulla via del ritorno il Budapest city pub era ancora aperto e c’era gente,  c’era uno che suonava in un angolo, era bravo, faceva gli Oasis, che ormai han più di 15 anni, era sbronzo, o quasi, stonava spesso e sbagliava gli accordi, si scusava e il pubblico applaudiva. Diavolo se era bravo.

Allora era un posto popolare. Ci sono stato poche volte, 3 o 4, parlavo l’ungherese peggio di adesso, non conoscevo le kocsme (bettole) di Nepszinhaz utca, dietro il banco c’era una donna di mezz’età, probabilmente un’ex battona, accanto a me invece uno con i capelli lunghi ricci con la testa stesa sul banco e un’altre probabile ex battona che lo accarezzava teneramente. Mi sembrava un buon posto per farsi una birra e ascoltare buona musica in una sera in cui ti senti giù.

Piaceva anche al mio amico Angelo quando la città ci era più sconosciuta e la cosa migliore era vederci le partite italiane la domenica nel suo salotto e uscire a bere qualcosa quando la sua famiglia lo permetteva.

L’ estate scorsa invece il Vittula è rimasto aperto, e speriamo nn sia stata una leggerezza. A fine Agosto in un'altra serata calda, accanto a me al bancone si siede un biondino, sui 40anni, ben mangiato e sereno. E’ in viaggio solo, come tutte le persone sole vuole parlare. E’ norvegese, fa parte di non so quale organizzazione od rivista ambientalista, è di passaggio perché  è stato in Romania a scrivere di piccole comunità locali che salvano cervi rari e combattono contro la grande diga che minaccia il paesello.  “Sai, mi fa, prima più di 10 anni fa venivo più spesso a Budapest, una volta ero al Budapest city pub.." "uh davvero?" Lo cita come se fosse il posto più popolare di Budapest, almeno lo era, "bevevo una Soproni, beh ero lì mi si avvicina una ragazza, avevo visto che mi fissava, e mi inizia a parlare in norvegese. Ci pensi, una persona che neanche ti senti parlare, ma ti si avvicina e ti si rivolge in norvegese. Ovviamente aveva lavorato in Norvegia e sposato un norvegese, lavorava con i disabili.” Una birra pero’ il tipo non me la offre e sì che ci speravo. Andiam d’accordo che Hamsun era un genio e un grande artista, anzi si meraviglia che anche la traduzione sia bella, perché il suo norvegese era splendido.  

Hank da lassù ci strizza l’occhio.


Posted by alessandro grimaldi at 08:53 MEST
Updated: Wednesday, 27 May 2009 00:39 MEST
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Saturday, 20 December 2008
la fine del maiale - a disznovagas

Akos me l’aveva detto dopo la vendemmia, la prossima volta dev’essere il disznovàgàs, l’uccisione del maiale. Quel giorno è arrivato. La sveglia è alle 4. Alle 4.30 siamo in macchina, percorriamo i 10 Km da Koros a Kocser  dove vive il nonno che ammazzerà il maialo. Sono nel cuore della bassa terra, l’alfold, la grande pianura che dal Danubio si estende  a perdita d’occhio fino ai Carpazi, per tutta l’Ungheria. Ho scordato Hemingway a casa. E’ buio, la strada tipo una nostra provinciale, son 2 giorni che piove, la strada è piena di pozzanghere, che Eb, alla guida prende in pieno, convinto, tutto buio attorno, nella Bassa Pianura, sentiamo solo l’acqua che ricade..Nel bagagliaio c’è una bombola del gas con un bocchettone.

Arriviamo ad una casa di campagna, come tante in Europa, case a un piano, arredamento rustico, potremmo essere anche fuori Triggiano. Si farà tutto in famiglia, il nonno, lo zio e il fratello, il padre acquisito, Eb. A un certo punto mi faccio un giro, tutte case di campagna una accanto all’altra animali strani qua e là, la targa dice via Kossuth, all’angolo ovviamente è via Petofi. In casa c’è anche qualche busta di Tesco, magari han mangiato fettine di maiale di Tesco o Spar-budget anche ieri l’altro, ma oggi è il disznòvàgàs, la tradizione.

 Il maiale si sorprende prima dell’alba, prima che il gallo canti, nel pieno del sonno, intontito. E’ una cosa grande e rosa, la figura enl libro delle elementari nn mentiva, anche il muso è come quello nel banco del porchettaro. il maiale è un buon investimento, da consigliare in tempi di crisi: mangia anche la merda e in un solo anno di vita è arrivato sui 200 kili.  Il maiale gira in tondo, nel recinto, accompagnato da un omino. L’omino è un boller, un uccisore di maiali, assomiglia a Charles Bronson, mi dicono, ma ora è in cattivo stato. E’ notte, il maiale stava dormendo, il Charles Bronson della bassa puszta lo accarezza sul vello e sul collo, il maiale ha uno scatto, allora il boller gli fa fare un altro giro, poi un rumore metallico e il maiale stramazza a terra. Nessuno sparo, basta sfiorare un meccanismo e il maiale riceve come un grosso colpo di ferro. La carotide è spezzata di netto, il maiale non ha sofferto, grazie a Charles Bronson. Vorrei morire anch’io cosi’. Subito arriva la nonna con una  bacinella bianca per raccogliere il sangue, che esce copioso. E’ ancora buio, solo il gallo di Ersike, la vicina si affaccia. Nessun urlo, nessun entusiasmo, tutto è normale, ritmi e cicli di natura e prodotti naturali...

Il porco dà qualche strattone da terra.. poi basta, charles Bronson se ne va. Poi con calma portano il maiale sull’aia, una chiazza di sangue scuro di lato, il maiale è su un fianco, Eb impugna la bombola, accende la punta, ha un’aria pacifica mentre con pazienza usa il lanciafiamme per bruciare le setole bel maiale, che lo zio Laszlo gratta via. Mi chiamano in casa, assaggiamo il sangue con le cipolle, bollito, era tutto raggrumito e sembra uno spezzatino. Dal sapore un po' forte magari.

Ora il maiale è rosa rosa enorme davanti al visino della piccola Barbie, la figlia di zio Laszlo... Dopo il sangue si mangiano le orecchie del maiale. I lobi, teneri, gustosa cartilagine. Son buone mi dicono, ma attento, per gustarle davvero ci vuole un pochino di sale. E’ cartilagine, nn sa di molto. Peccato.

Comer se stessero riparando l’qantenna del televisore arriva il nonno a tagliar via la testa del porco, poi le 4 zampe, i prosciutti, poi lo mettono a pancia all’aria, Laszlo tentenna un po’ quando si tratta di aprire la cassa toracica, ma tutto va bene. Il nonno ha i baffetti appena accennati sotto il naso, come Adolfo buonanima, stivaloni di gomòlma e il coltello migliore. Il maiale fa la sua fine. Via le le costolette, i quarti, la carne, tantissime interiora e materia molle. Alla fine nn rimane altro che la pelle, che vien richiusa in 4, come una coperta.

Ora gli uomini riposano, le donne iniziano a srotolare l’intestino, bollire i polmoni e il fegato e cosi’ via. Preparare salsicce e pancetta. C’è la salsiccia che conosciam tutti, ma c’è anche una salsiccia fatta col sangue, nera, nerissima e una chiara, fatta con le parti molli. Gli uomini ora tagliano la carne. Alle 9.30 sono pronti i primi pezzi di carne arrosto, sapore … Io sono un uomo di città, un varosi, al pomeriggio già ci sarà sulla tavola di Koros la salsiccia soffritta nel burro,e io posso solo farmela mettere da parte, mi son chiuso in bagno 3 volte in un’ora, con la cosa più nera che sia mai uscita dal mio corpo.

Eb mi chiama per guardare i pavoni del vicino e fare il richiam ai tacchini di Ersike che rispondono.  Intanto sull’aia appena sotto lo spiazzo dove è stato aperto il maiale son comparse le galline e i 3 galli, ha piovuto e ci son le pozzanghere, color della terra, sotto il cielo ancora carico di nuvole della Terra Bassa, quella più lontana attira la mia attenzione. E’ più rossastra, lucida, il sangue la colora. 

 


Posted by alessandro grimaldi at 00:01 CET
Updated: Sunday, 4 January 2009 02:16 CET
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Thursday, 11 December 2008
Racconto dell'orrore di Natale

L'ultimo uomo sulla Terra era chiuso nella sua stanza.

Qualcuno bussò.


Posted by alessandro grimaldi at 04:39 CET
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Monday, 20 October 2008
Voros Mihaly, Budapest 1920-Bari 2008

 


 

Quando torno a Bari, tra le prime cose che faccio è chiedere al mio fruttivendolo di Michele Voros (guarda il post del 24.8.07). E' che gli ho lasciato un foglietto in cui gli chiedo se ci possiam conoscere.. "Kedves Voros ùr..) e son curioso di sapere se per caso è passato dal mercato e ha ricevuto il mio messaggio, ma mi ha sempre detto, viene molto di rado ora, neanche gli altri lo ha visto.... Questa volta è il fruttarolo che prende il discorso e mi dice una cosa triste. E io giro per la vicina chiesa, …. cav. Campanelli,  ….. sig.ina de Ceglie, no,  all’inizio non trovo quello che cerco, poi all’angolo, sull’annuncio incollato sulla cassetta del gas leggo: “E’ venuto a mancare all’affetto dei suoi cari Michele Voros” , cosi’ senza le dieresi sulle o, che diventano ö, “emerito giocatore del Bari A.S.” e ne dá il triste annuncio la moglie Elisabetta Papp, (che più ungherese nn si puo’ la Papp Erzsebet).

 Provo a immaginarmi il funerale del signor Rossi ungherese, Vörös Mihàly, qui a Bari, nella mia parrocchia, aveva 88 anni, nn sono mai riuscito a incontrarlo, si faceva vedere sempre piú raramente in giro,  è morto domenica scorsa, 12 Ottobre.. Un funerale veloce, a un vecchio, straniero, con pochi amici e nessun parente, in terra straniera. o semplicemente il funerale piú comune per una coppia di anziani senza figli. Ai funerali nn c’era neanche una presenza ufficiale del Bari calcio, solo uno-due vecchi compagni di squadra con cui era rimasto in contatto. gli anziani non usano facebook..

Ricevo pochi messaggi dall’Italia. Un emerito futuro radiologo dal policlinico di Bari una mattina mi aveva mandato questo: “come si chiama il tuo ungherese ex calciatore del Bari? È qui al Policlinico a farsi i raggi X”. Era con la moglie,- mi dice poi quando ci siam rivisti mesi dopo - appena ha fatto un po’ di storie per la coda, visto che nn era un caso urgente lo han fatto aspettare un po' e lui ha sbottato con l’infermiere..  “Lei non sa chi sono io, quando lei non era ancora nato io ero attaccante del Bari”. Quando se ne sono andati la moglie che era con lui senza farsi vedere ha fatto, toccandosi una tempia col dito.. “nn vi preoccupate, mio marito è un po’ strambo..”.

Peccato, se lo avessi incontrato, Alessandro,avrebbe attaccato a parlare e ti avrebbe fatto una testa tanta…

 


Posted by alessandro grimaldi at 23:27 MEST
Updated: Friday, 31 October 2008 15:13 MEST
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Monday, 1 September 2008
?Perch? sono qui?? (Alla ricerca di Bobby Fisher)

 

L’uomo se lo chiede da quando era appena venuto al mondo e guardava le stelle, ma anche l’expatriate a Budapest se lo sente ripetere sempre, perché sei qui?. Qualcuno ha una risposta facile, una donna, una ragazza o una moglie, una madre ungherese, un lavoro, ma spesso  è la gente meno interessante, quella che qui ci è costretta a stare, che se fosse a Copenhagen o Berna o a Capetown sarebbe uguale, che qui sopravvive controvoglia. Per gli altri la risposta  è più difficile, spesso molto personale. La prossima volta che me lo chiedono giuro che non dico la verità e rispondo come il mio amico Roy, irlandese, che a una ragazzetta capitata per caso al Vittula ha risposto: “Mah, ho sbagliato treno” semplice. “Volevo andare a Praga, ma ho preso il treno sbagliato, la sera prima avevo bevuto un po’ troppo, sono irlandese.” La ragazzetta secondo me capiva il giochetto, ma lui continuava “e cosi’ sono arrivato alla stazione, esco fuori e dico<<Oddio dove sono…, dove andrò a dormire stasera..>> sono andato in giro, mi è piaciuta la città, sono rimasto..” Semplice ed elegante.. L’altro giorno me lochiede un tipo, un americano, un giovine amico di Steven. Io dico qualcosa, qualcosa di incontestabile. E tu? Poi gli faccio.. Il giovane (ficko) tentenna. Steven allora dice che è un campione di scacchi, sai abbiamo tutti una vita segreta, Io per esempio, prosegue Steven, io per esempio contrabbando animali rari, la mia specialità son le lucertole.. di 2 metri”

Il giovine invece è davvero un campione di scacchi, un professionista, gioca in un club di scacchi, è qui da 3 anni.. Budapest è la città migliore al mondo dove giocare a scacchi, mi spiega, certo i Russi sono i giocatori più forti al mondo, ma la Russia è cosi’ grande che sono troppo dispersi, cosi’ si possono incontrare difficilmente, Budapest invece è il centro in cui si raduna non solo tutto il movimento scacchistico ungherese, ma anche le grandi scuole della regione, gli jugoslavi, i tedeschi, i bulgari, etc. Anche se vai a Mosca lì c’è un grande torneo internazionale solo 3-4 volte l’anno, a Budapest ogni mese.. Budapest è la capitale mondiale del mondo scacchistico..

Per chi vive a Budapest gli scacchi sono quelli alle Szecheny, nelle vasche esterne, o quelli delle stazioni, a Nyugati o  a Keleti, dei budapestini spesso con le pezzealculo che giocano su panchetti di cartone, penso a lungo a comne porgli la domanda… “il livello di quelli li’ com’è?” mi sembra buono.. dice mica male, a volte gli capita di vedere qualche Gran Maestro, qualcuno davvero forte forte che si ferma,in incognito,  e sbircia interessato,

Il suo idolo è Kasparov, l’ultimo grande dal gioco brillante e dal sangue bollente. C’è un video su youtube con la sua ultima partita, a ogni mossa esulta o si dispera, si mette le mani tra i capelli, tifa che l’altro sbagli.. L’ultima partita fu contro un bulgaro, Topalev, uno alto e pelatino. Ne so qualcosa in più anch’io e mi sono un po’ appassionato perché ai primi dell’anno è morto Bobby Fischer, forse il più grande scacchista del XX secolo, Di nome lo conoscevo e poi in quei giorni mettendo Hungary sul motore di ricerca di Budapest ero capitato giusto nel necrologio di Bobby Fischer. Che cazzo ci faceva a Budapest? A 13 anni vinse il campionato americano, a 14 fu il Gran Maestro più giovane di sempre, a 18-19 campione del mondo, il primo a battere gli imbattibili russi, in un’epico scontro con Spassky nel 72, im campo neutro a Rejkiavik. Poi impazzì, Sparì o quasi. Bobby Fisher ha vissuto a Budapest per una decina d’anni, enny. Il posto migliore per giocare a scacchi abbiamo detto no?.

Io sono il campione dell’Hummus Bar, battevo sempre Juan, ho sbaragliato i regulars de Vittula e una volta ho battuto uno nelle terme Maria furdo si Szeged. Credo che basti no? Ma qui gli scacchi appaiono sempre in qualche trafiletto sul Nemzeti sport, che ci avvisa di come va Lekò nei tornei internazionali, Lekò è il miglior giocatore ungherese di oggi, 2-3 anni fa fu lo sfidante ufficiale al mondiale, contro Kramnik, è tra i primi 4-5 giocatori al mondo. Un tipo perfettino, con l’aria da Clark Kent bigotto, gli occhiali tondi dorati e l’aspetto serio serio, inutile dire che il suo gioco è perfetto e monotono, è molto forte nei finali.. No, l’americano studia poco le partite di Lekò, lui preferisce Polgar Judit, anche lei nell’elite mondiale, tra i primi 10, che una volta ho visto in un’intervista,  una tipa carina, estroversa e aggressiva, come il suo gioco. Secondo me se la vorrebbe fare.. Bobby Fisher visse a Budapest presso la famigla Polgar, ora tutte e 3 le figle sono Maestre di scacchi.. gli avrà insegnato per bene, dunque.

 “Per me Bobby Fisher è vissuto fino al 1972, poi nn mi interessa.” L’amico di Steven ha una camicia blu scuro cangiante, sembra di seta e una cravatta slacciata viola. Tutti gli scacchisti del mondo vorrebbero essere il nuovo Bobby Fisher. Certo che poi fece una fine da leggenda, da leggenda del rock,  chiedeva somme di denaro sempre più grandi per giocare, inventò tanti di quei cavilli per la difesa del titolo contro Karpov, e gli fu tolto. divenne sempre più ipocondriaco, antisemita, anche se era di famiglia ebraica. Dopo un giro in Yugoslavia quando era sotto embargo e non si poteva andare lì, gli Usa gli mandarono il mandato di comparizione, ci sputò sopra davanti alle telecamere. Lo trovarono in Giappone, ando’ illegalmente nelle Filippine, poi l’Islanda gli offrì protezione, fino alla morte..

Chissà che cosa ha fatto dopo essere impazzito, se giocava ancora ed era forte.. Lui mi racconta la leggenda che corre: sul sito più famoso di scacchi on line, in cui giocano anche tanti gran maestri, per allenarsi, comparve circa un 5 anni fa uno che aveva come nick: “A very strong player”, giocò solo pochi giorni ma batteva tutti, anche i gran maestri, con una facilità sorprendente, ci sono anche computer che ogni tanto giocano qui ma i programmi appositi stabilirono che non era un computer, aveva uno stile aggressivo, come Bobby Fisher, era forte, fortissimo,  e nella chat dopo quasi ogni mossa scriveva messaggi intimidatori tipo: “Che schifo di mossa.. Stai per perdere.. Hai fatto una cazzata, e ora ti distruggo”

tutti sono sicuri che fosse Bobby..

Quando mori’ ero per caso alle Szecheny a guardare quelli che giocavano. Sentii questi discorso:

-          “Hai saputo, è morto Fisher?

-          Si

-          Era forte?-

-          Ma, insomma…


Posted by alessandro grimaldi at 15:24 MEST
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Tuesday, 26 August 2008
il mago di Ozd non puo resuscitare le persone care agli stranieri di Budapest

Sono uno straniero. Ieri sentivo alla radio un intervista a un’astronoma, lavora in Cile, all’osservatorio europeo sulle Ande, la intervistano perché a quanto pare quello dell’astronomo è un tipico lavoro notturno. Ne vien fuori che è andata in Cile la prima volta per finire la sua tesi di dottorato, ora è lì da 10 anni. “Quindi ormai è cilena”, fa la giornalista… “No, no, sono italiana”, ribatte lei, pronta.

Venerdì sera il cielo era scuro, era notte, ero al Grund, un locale estivo accanto alla casa natale di Molnar Ferenc, quello dei ragazzi della via Pal, ero con amiche magiare, un gruppo che appartiene alla prima categoria di comportamenti verso lo straniero. Das quelli di questa categoria mi sento sempre dire cose del tipo: “ah ma  che bravo, conosci i ragazzi della via Pàl, sai ordinare da solo al bar”. E’ un’amica di Ózd, città famosa qui in Ungheria, non per il mago, il Mago di Ozd, ma perché è un po’ come Domodossola, o Canicattì, una città quasi di confine, una delle poche citt' che inizia per Ó, con l!accento, ed ha un nome breve, come Rho, quelle città che nn ti scordi.. ed era una famosa città industriale ungherese, la Busto Arsizio magiara…. Al tavolo ci sono 6 ragazze, anche le altre sono a posto, ma io son contento che proprio lei sia la mia amica. Si festeggia una biondina che va in Italia 3 mesi. I tuoi cosa dicono? “mi raccomando, una ragazza carina e sola in Italia, sta attenta..” “Papà, mica vado a fare la cubista nei localetti..” “Quando torni?” “Non ho il biglietto di ritorno”, dice stupidina. Arriva un'altra, n po’ in carne, con un tipo taciturno, lei invece va a lavorare in Inghilterra. I tuoi cosa hanno detto? “Fuori dalle balle, finalmente”. Quando torni? Spero mai. Queste di chi va a far lo straniero sono storie normali qui in Ungheria come vedete..

Ieri era domenica, ho fatto una corsa per arrivare in tempo a Messa, a Buda, dove si dice Messa in italiano. Volevo far dire una messa per un parente di primo grado. Ce l’ho fatta. Quest’anno fanno 30 anni che è morto. Era il 1978, allora io avevo 3 anni. Me ne sono ricordato con il gadget “calendario” che compare grande, bianco e arancione, sul desktop di Vista, sul mio nuovo portatile. 

In seconda serata venerdì cambio posto, c’è una festa al Vittula, due ganzi, un americano col cappello al contrario un francese, cucinano una specie di pappone a base di zucca e lo offrono, lo chiamano food party.. Qui sono con un altro tipo di ungherese, molto raro in verità, quello che visto che riesco a esprimermi nel loro idioma, mi parla a una velocità degna di un rapper e con lo stesso uso di slang.

Io sono uno straniero e vengo da lontano, a me si puo’ dire tutto. Mi presentano un tipo dall’aria simpatica e sveglia, con un giubbino nero.  Studia economia. Dopo un po’ mi fa: mio padre è uno stronzo, la mia famiglia è ricca, i miei genitori sono divisi, mia sorella sta con mio padre, è come lui. Sai mio padre ha reso infelice mia madre, lei è avvocato e vive a Budapest. Mio padre ha una serie di fabbriche di scarpe, nell’est del paese, per questo io studio economia. E’ uno stronzo, ma è la mia famiglia, il mio destino, non posso sfuggirgli. A uno straniero puoi mostrare anche il cuore..


Posted by alessandro grimaldi at 00:01 MEST
Updated: Wednesday, 26 November 2008 11:56 CET
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Wednesday, 20 August 2008
Arcsil Szulakauri

 

Quando mi trovo al bar di Angelo, ho una mezz’oretta libera e un velo di tristezza nel cuore, mi ritrovo a ad andarmene quasi senza accorgermene verso la vicina Nyugati, la stazione orientale, e scendere le scale verso la metropolitana.  In ungherese si dice aluljaro, sottopassaggio, che qui collega la metro e la stazione, mi turo il naso e scendo. In genere vado dritto in fondo. Proprio di fronte all’ingresso del Westend, l’enorme centro commerciale dove l’italiano in vacanza si fa un giro a caccia di plazacica (gattine da centro commerciale) c’è uno che vende libri a basso prezzo e io mi dirigo proprio lì.

Il negozio di libri avrebbe anche  un piccolo stand dove si vendono romanzetti rosa o thriller storici come le edicole, ma il pezzo forte sono 2 grandi casse in compensato, più alte che larghe, dipinte in nero in cui butta libri di seconda mano. Tutto a 100 fiorini, 40 centesimi di euro. Il lavoro del titolare è giusto quello di riempirlo ogni tanto quando è arrivato quasi a metà e incassare 100 fiorini al pezzo. C’è sempre qualche curioso che rovista nel mucchio, per il semplice fatto che ci puoi trovare qualcosa di buono. E’ qui che mi sono fatto un’intera libreria di libri di lingua, tedesco, francese, russo ovviamente, libri di viaggio, qualche classico della letteratura ungara, anche un libro di barzellette ebraiche, che tengo sulla scrivania a Bari:

la battuta che ricordo meglio è “rabbino posso fumare mentre leggo la Torah! – certo che no, è peccato. Rabbino posso leggere la Torah mentre fumo? Certo, è bene leggere la Torah in qualsiasi occasione.”

“Il commerciante Guld in treno. Un altro passeggero gli fa: Perché viaggia senza sua moglie? Ma, risponde lui, è buona norma non portare mai con sé troppe cose inutili che puoi trovare anche durante il viaggio, al bisogno..”

  Il momento migliore è ovviamente quando l’ha appena riempito, e i pezzi migliori sono ancora disponibili, mentre in fondo restano sempre gli atti di qualche congresso medico romeno e “perché il calcio ungherese è malato” dell’88, stampato evidentemente in un numero enorme di copie allora, perché lo ritrovo sempre, ma sempre attuale dato il recente MTK-Fenerbache 0-5 delle qualificazioni per la champions league. Ci vuole anche una certa tecnica, che i più esperti mostrano di padroneggiare,si scava sempre in una direzione ammonticchiando in un angolo uno sull’altro secondo una torre perfetta i libri che via via non interessano. In genere le casse hanno dunque un buco al centro e i libri ordinatamente messi uno sull’altro lungo i lati. Accanto c’è uno dei posti dove la budapest proletaria piazza un panchetto e una scacchiera e giocano ore intere.

Chi non ne vuole sapere della polvere ripiega sull’Antikvarium “Eiffel” a metà strada tra il Westend e la metro, accanto alla kocsma (bettola) dell’aluljarò, che da poco si è un po’ aggiustata. Questo è un vero Antikvarium, ha i libri di seconda mano sugli scaffali secondo la sezione letteratura e le altre sezioni,sport, giardinaggio, etc.  ma ha all’ingresso due bei banconi con libri a 100 forini. La scelta è limitata, ma alle volte può dirti bene e non c’è polvere. Qui ho scoperto Moldova Gyorgy. Il secondo bancone però è stato da poco alzato di tono, i libri sono di qualità media migliore, ma costano 200 o 300 fiorini. Ma a luglio, ho notato una scatola di cartone, a terra, fuori dal negozio, con una scritta a penna 50 fiorini. Dentro qualche numero della “Modern Konyvtàr” la “biblioteca moderna” le edizioni economiche di stato dei bei tempi, per la verità abbastanza eleganti nel loro stile asciutto, ogni numero con la copertina monocromatica, una banda nera al centro, una citazione. La biblioteca moderna comprendeva, a quanto mi par di vedere, quasi solo scrittori dei paesi fratelli del patto di Varsavia e dintorni, tutti nomi che a me non dicon niente e che magari mai son stati tradotti in italiano. finisco per sceglierne 3 o 4: Lojze Kovacic (il retro dice scrittore sloveno nato in Germania…); Wiktor Woroszylski (polacco), Arcsil Szulakauri. Magari fra questi c’era il nuovo Hemingway, ma è nato nel posto sbagliato nel momento sbagliayo. Magari l’ultimo, Arcsil. Arcsil Szulakauri è georgiano, e quindi ora di grande attualità e appena è scoppiata la guerra ho provato a leggiucchiarlo per rinfrescare le mie conoscenze di letteratura georgiana del novecento (chi cazzo sarà). Il suo libro è ambientato a Mtacminda (la nuova Macondo?), ai piedi di Tibisli, il protagonista Dato Maramidze è un adolescente, esce con gli amici, ha tanti sogni, guarda i grandi per capire come affrontare il mondo. Mirian è suo fratello maggiore, un bravo ragazzo, è andato in guerra contro i tedeschi, lo avevan dato per morto, invece era in un campo di prigionia. E’ stato anche a Magadan. Mirian ora è tornato a casa, è sempre il bravo ragazzo di sempre come se lo ricordan tutti, ma un po’ chiuso e isolato, come chi è stato tanto tempo all’estero e ha tante esperienze che non può dividere con nessuno..

Ho scritto la trama in questo modo, vuol dire che è un buon libro, vuol dire che il buon Arcsil scrive bene e non è mai banale, se l’arte è tale quando racchiude più livelli interpretativi, questo è il mio, quello di un espatriate italiano a Budapest. Il libro si chiama “il pesce rosso”, non so come andrà a finire, come la vita, l'amore, come la guerra, che sappiamo com’è finita ma che ne sarà di NATO, Georgia, Ossezia e Abkazia nei prossimi mesi mica lo sappiamo ancora..


Posted by alessandro grimaldi at 00:01 MEST
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Friday, 27 June 2008
Australia-Cina 0-1; Olanda-Russia 1-3

Gli europei di calcio sono un evento anche a Budapest.

Potrei raccontare dei caroselli per il körút dei turchi dopo i loro esaltanti finali, dei poster con la formazione della turchia in piedi e accosciati dei kebabbari del centro, del russo ubriaco di birra ed emozioni davanti ai monitor nel garden sulla pista di pattinaggio sul ghiaccio all’aperto del Varosliget, del gusto con cui hanno rinfacciato a noi italici il 3-0 con l’Olanda, dei nuvoloni sul Corvinteto mentre nella vicina Vienna, diluviava durante Spagna-Russia ..

Da straniero mi preme riportare e sottoscrivere il commento di radio3mondo, lettura della stampa estera di 3 giorni fa ”su el pais un articolo esalta <<il sorpasso della Spagna sull’Italia come PIL per abitante come la vittoria agli europei, europei che si sono evidenziati per il bel gioco, al contrario dei mondiali 2006 vinti dall’Italia di Materazzi.>>  bene, dice il commentatore italiano, concordiamo pienamente con quanto dice el pais ed è per questo che tiferemo per la Russia che ha dato prova di un gioco altamente entusiasmante e non per la Spagna”

 

Dice Kapuscinski che ancora non siamo ocnsapevoli di quanto la nostra cultura sia europocentrica, mentre il mondo è tanto grande. Se pensate che Cristiano Ronaldo, Donadoni, Schweinsteiger o Toni pezzodilegno siano l’unico argomento di discussione in tutto il mondo del calcio, vorrei parlarvi di Jonhatan, un tipo australiano che bazzica il Vittula, il mio pub.

Jonhatan avrà sui 40 anni, ama il calcio, è bassino e veste con camicie hawaiane, ma ha uno sguardo a posto. Dopo il commento alla partita del giorno degli Europei, non riesce a non far scivolare il discorso sui gironi asiatici di qualificazione ai mondiali 2008, in corso in questi giorni e a cui partecipa anche l’Australia. Budapest è anche questo. L’Australia era in un girone difficile con Iraq, Cina, Quatar. Non so su quale sito arabo è riuscito a seguire le partite, col Quatar era la sfida decisiva, a sentir lui una partita aspra e tattica, un pareggio sofferto contro i forti quatarensi, che nel Quatar giocano 3 brasiliani naturalizzati. A qualificazione già in tasca l’Australia ha giocato a Sidney l’ultima partita contro la Cina, Ci tiene a precisare che la Cina ha schierato la formazione migliore mentre l’Australia ha messo in campo l’under 23 per prepararli al meglio alle Olimpiadi. Ecco perchè la Cina ha vinto 1-0 a Sidney, ma attenzione il campo era rovinato dalle 2 partite di rugby giocate nel weekend. Comunque nella seconda fase si fa difficile, che ora entreranno  in campo le grandi squadre d’Asia, Giappone, Corea, Iran. L’Iran fa paura, giocan tutti in Europa,  in campionati forti, Germania, etc.. Ce n’è anche per l’allenatore, se ben capisco mentre l’altoparlante del Corvinteto, (il pub aperto sul tetto degli ex grandi magazzini di Budapest), giusto dietro di me mi spara gli Stones, l’ allenatore nominato non si è accordato economicamente e se ‘è andato giusto prima del girone, allora è stato preso un olandese, che è di moda, ma il nome non mi dice niente. Chi cavolo sarà? Era il vice di Hiddink sulla panchina della Corea. Bene.

Non manca un accenno ai giocatori dell’Australia degli ultimi 10 anni, son tutti figli di Europei, i croati sono i più forti, come Okon quello della lazio, come l’ultimo fenomeno 19enne australiano  etc. E poi quelli che giocano in Italia: Grella, Bresciano. e Vieri. L’altro giorno non so che programma sportivo inglese seguiva e sente uno parlare con un accentaccio australiano marcatissimo. Si volta e c’è Cristian Vieri in TV, proprio lui, nato e vissuto in Australia fino ai 16 anni,

 

“Ma non era il rugby il vostro sport nazionale?“

Si intromette Carl ora: Ma lui è di Melbourne, attenti.

Apprendo che il rugby è lo sport di Brisbane, del Queensland, al nord est dell’Australia. A Sidney tutte e 2, perchè Sidney è la capitale e lì c’è spazio per tutti.

Come a Budapest.  

Posted by alessandro grimaldi at 15:50 MEST
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Wednesday, 25 June 2008
il fantasma del VII distretto

Chi cammina di  notte per le strade del mio amato VII distretto, incontra un fantasma, un fantasma  vero, grande e scuro, che sbuca allimprovviso, sicuro di se. Non è l’Autore del blog che esce dal Vittula, no, cari lettori, è l’Hungaria Furdo (terme) o quel che ne resta, lì all’angolo tra la Dohany utca e la Kluazal utca, una struttura enorme e fatiscente, sorretta alla base da una misera impalcatura in legno, e in rovina, architettura secessionista (liberty) come tutto il VII distretto, annerita dal tempo con degli stupendi fregi lassù in cima, nerissimo, e accanto uno dei tanti buchi di Pest, un palazzo che manca e ora c’è una spianata, un vuoto lì all’angolo dove prima c’era un palazzo e ora un parcheggio buio, con una lucina in una roulotte al centro dello spiazzo, dove ci abita il custode-bigliettaio.

L’ospite di turno che accompagno in giro per i misteri del VII distretto, un po’ si spaventa, ma come tutti rimane inesorabilmente attratto da cio’ che lo spaventa è misterioso e inquietante e mi chiede notizie. Budapest ha tanta storia e i suoi palazzi la raccantano tutta, e io sparo qualcosa, ma in realtà non ne so molto e mi attacco ai furdo (terme) di Bp, progettati uno per quartiere, ai bombardmenti in tempo di guerra, alla politica comunista rivolta allo sviluppo delle case popolari in periferia più che alla salvaguardia dei quartieri centrali..

 

Da un po di tempo riesco a leggere cotidie il quotidiano, che in Ungheria è uno e uno solo lo storico Nèpszabadsàg, la libertà del popolo, riciclatosi dai bei tempi in una specie di La Repubblica ungherese, tutti sanno da che parte sta, ma è ben scritto, informa veramente e l’impronta vagamente liberal accontenta tutti.

E sul Nèpszabàdsàg di oggi nelle pagine culturali c’è un bel trafiletto a riguardo che racconta una storia ricca di colpi di scena, ironia e un velo di malinconia:

„ L’Hungaria furdo fu costruito nel 1910, accanto all’albergo Continental (quello che ora è un parcheggio). che dal 1970 smise di accogliere clienti e nel 1999 venne demolito. Del resto il bagno ebbe vita breve, dal 1920 funzionò come cinema e poi come kabarè fino al 63.

Dopo l’abbattimento ci si lamentò un po’ con i proprietari perchè tale azione aveva messo in pericolo anche la stabilità del furdo. Si abbattè anche la sala con le vasche e rimase in piedi solo la facciata di 4 piani, spettrale e nera„ Dice il Nèpszabadsàg con una punta di insospettabile ironia che „solo allora l’edificio divenne di sufficiente valore e particolarità da ottenere nel 2005 il riconoscimento di monumento nazionale. Già nel 2006 si parlò di costruire un elegante palazzo per abitazioni e uffici dietro la facciata, ma il progetto cadde per il veto dei vicini e i vincoli di legge. Allora la proprietà è passata agli israeliani della Beverly Hills kft.. Se credete che gli ebrei si stanno comprando Bp e che in fondo nell’olocausto sono morti solo 1 milione di persone e mica 6 come ci fanno credere, la storia prosegue con la proprietà attuale, i giordani della Zeina Hotel kft. Che ora ci faranno un maxihotel da 280 stanze. Le terme non verranno ricostruite se non una fontana ricordo nella hall.”   Il fantasma del furdo resterà pero’ lì, all’angolo tra la Dohany utca e la Kluazal utca.


Posted by alessandro grimaldi at 17:36 MEST
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Monday, 10 March 2008
palmi bianchi

Le domeniche, ci si sente soli da expats. e allora vado a mangiare da Mimmo, un bengalese capitato qui per caso, che ha lavorato 14 anni in Italia nelle cucine e si fa chiamare Mimmo anche qui. Qui ha rilevato un bufè bengalese, il Banglia Bufè. Ci vado una volta a settimana io al Banglia bufè.

 Mimmo sorride ma anche per lui è domenica noiosa. Mi dice che va a pregare. Cinque volte, tutte insieme. Si puo’?. In realtà non si potrebbe, ma meglio che niente no?.
Mi fa assaggiare un cucchiaino di una poltiglia. L’ha preparata per un amico, va da lui dopo la preghiera. Son raffreddato e non capisco di che cavolo dia la poltiglia marrone. Il colore è quello della merda. Buono eh? Mi fa. Ma capisce che nn apprezzo. La definisce pesto col pesce. Pesce?. Si quello nel barattolo, fa. ?!.

Quando pago la mia onesta scodella di pollo al curry con pachati di accompagnamento Mimmo è andato a pregare a Budafoki ùt e il cameriere-aiutante mi parla. Anzi ci rimane male che me ne vado solo dopo 20 minuti. Se sapesse che lo citiamo sempre da quando sono andato a mangiare lì con Angelo. Quel giorno Angelo era in libera uscita. A un certo punto si gira e vede questo indiano di mezza età lentissimo e goffo, che move piano una gamba poi l’altra, tutto ingobbito come un personaggio di un videogioco fantasy, per non far cadere i bicchieri che regge uno per mano, pieni di una cosa bianca e lattiginosa, massalaga, o comecavolosichiama, a base di jogurth e cocco e mango.   

Mimmo non lo chiama Mimmo, ma Memmòn, Il suo vero nome. tutti vogliono bene a Memmon, Memmon è una persona buona e simpatica. lui invece ha un nome ancora più difficile. Mi dice in un bruttissimo inglese la storia della sua vita. E’ qui dal dicembre 2001. Lavora in ambasciata. Comunque è vero, mi mostra il permesso di soggiorno diplomatico, che ha nel portafoglio non si sa mai, col timbro del ministero degli esteri. E’ gentile, ma è strano e parla male. Non parla ungherese. Parla arabo. pero’. E’ stato 13 anni in Arabia Saudita. Alla parola Arabia  non lo fermo più. E’ un paese ricco, ricchissimo. Il petrolio è come in Iraq, esce dalla terra come l’acqua bollente dalla teiera, non bisogna scavare. Si lavora tanto, ci sono tanti lavoratori là, bengalesi, pakistani (indiani non lo dice) tagikistan, kirgzi, Afgani. Tanti afgoni. Se c’è una cucina è piena di afgani. E’ un paese ricco, ognuno vive a casa sua, non si vive in 5 in una casa come in Europa. Anche nei ristoranti si lavora in tanti. Uno fa il riso, uno il pachati, uno lava, uno asciuga, uno controlla che tutto si asciughi bene. Si spende poco. L’esempio che mi fa è la cocacola. Una lattina 50 centesimi, una bottiglia da un litro e mezzo 5 real, meno di un dollaro. Anche a Nicosia costa tanto.

 
Ogni tanto si affaccia l’altro aiutante. Lui è giovane giovane, lavora nell’ambasciata del Qatar. Lui l’inglese lo parla. Non si intromette nella conversazione per rispetto a noi anziani.

 Lui lavorava a Jedda, ma l’arabia è grande, immensa, ci sono più di 250 città. Città grandi. E tutto il golfo, Dubai, Kuwait, Doha. Con la guerra è anche meglio, il dollaro è più ricco e  tutti sono ricchi. Anche dal libano vengono qui. (dice sempre qui anzichè li’).  Fa caldo, molto caldo. C’è deserto, case e mare. Oni casa è sul mare per il caldo. Ma ora fa freddo, è inverno. Fanno 20 gradi, 15 gradi, a quindici gradi la gente in Arabia ha freddo e batte i denti. Fa lo stesso gesto di Verdone che prima ha un sacco caldo poi un sacco freddo. Il suo cuore è in arabia.

 Ma anche lui mi dice una cosa bella, anzi bellissima, Come sono gli arabi? Brava gente? Per rispondermi mi mostra prima la mano, il palmo della mano. Io qui a Budapest sono un provinciale, mi meraviglio ancora di come risalti contro il bel colore nocciola della sua sua pelle il pallore del suo palmo, tratti negroidi, come le sue labbra carnose, come le labbra carnose di Li. Palmi bianchi, come il film di Szabolcs, visto qui tre anni fa, i palmi bianchi di talco dei ginnasti. Mi mostra la mano poi dice che ci sono persone buone e persone meno buone. Come in Bangladesh, come in Italia, come dappertutto. Persone buone e meno buone. Come qua.


Posted by alessandro grimaldi at 00:01 MEST
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Friday, 14 December 2007
che sport era..?

In Italia ci fermiamo alla pallavolo, invece in Ungheria circa 10 giorni fa, sabato 1 il Nemzeti Sport titolava a 9 colonne: "Partiamo per vincere" ed aveva in copertina una foto a effetto della nazionale femminile di pallamano, impegnata nei mondiali in corso di svolgimento in Francia. E il mio socio in affari Balint mi ha gentilmente mandato sms di aggiornamento al termine di ogni partita, come gli amici dall'Italia nei momenti bui in cui la TV sottocasa nn mi trasmette la coppa Italia e mi voglion tenere aggiornato..

Tra qualche polemica di troppo l'Ungheria, di recente vicecampione olimpica e mondiale, è approdata ai quarti di finale, ma, complice una sconfitta nell'ultima partita del girone si è ritrovata nei quarti contro la Russia, campione Europeo in carica. Han giocato ieri alle 15.30 e propongo a Balint di svolger la trattativa in un bel caffè vicino al Varosliget dove so esserci un bella TV per gli avventori.

Ma il locale trasmette solo canali musicali, la loro politica è questa. Da quelle parti conosco un posto all'angolo tra Thokoly e l'Hungaria korut, entriamo: lo spettacolo è d'altri tempi: fumo, tavolini lisi, tanti uomini distrutti da alcool e sigarette cattive, una donna sfatta dietro il banco, birra economica e vinaccio a decilitri. Una vera kocsma (bettola, postaccio). Ma lì il TV non prende Sport1 e alla fine si ripiega in un'altra kocsma li' vicino. La donna dietro il bancone è rude e scortese, un ragazzo in canottiera nera gioca a biliardo e quando non è il suo turno pomicia con la ragazza, operai agli altri tavoli, dietro di noi due vecchi ubriachi, ma almeno siam sotto il televisore, in diretta da Marsiglia.

L'inizio è promettente, l'Ungheria conduce quasi per tutta la partita, brilla al centro dell'attacco la Gorbicz, "pallone d'oro" della pallamano femminile 2007, ungherese che gioca nel Gyor. Kakà. La Gorbicz è scura di capelli sotto la sua carnagione chiara, non è altissima ed ha un velo di matita sugli occhi.

Nell'intervallo i vecchietti litigano, "per me vinciamo" "per me la Russia è forte". "se sei pessimista vai fuori in strada!" Aveva ragione il pessimista; alla fine vince la Russia; questione di mentalità vincente.

E il vecchio in blu esce, allora quello in un logoro impermeabile bianco si volge a noi, ci chiede una sigaretta, lui le ha finite. In bocca ha 2 denti 2, uno sotto e uno sopra, farfuglia anzichè parlare. Vuole bere dai nostri bicchieri, e allora gli prendiamo una birra, ma dopo un po' si distrae, non vede la birra piena sul suo tavolo e afferra confusamente il mio bicchiere. Ma non è molesto. Ha 70 anni, ricorda da ragazzino l'arrivo dei russi a Debrecen, e la sua vita da guidatore dei tram a Kispest.

Aveva poca memoria fa Balint. Vero. Ha visto tutta la partita, lì dietro di noi, ma alla fine mentre parlavamo ci fa: ma che sport era.., pallanuoto vero? Quasi.


Posted by alessandro grimaldi at 00:01 CET
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Saturday, 8 December 2007
Punk is (not) dead
  Sono al Gödör, appoggiato a una colonna, di fronte a me, sul palco il gruppo sta prendendo posizione. Purtroppo sono solo appoggiato con una mano, mi son distratto un attimo e un tipo di mezz'età con i capelli ricci brizzolati mi ha fregato il posto di schiena.

Poco male, ho fatto una corsa per essere al Godor, all'ultimo momento ho scoperto che c'era il concerto di Ogi Pèter, che il Pestiest descriveva come ex cantante punk magiaro anni ‘70, per l'occasione al rientro sulle scene.

E per l‘occasione non farà un semplice concerto ma un èletmû koncert, cioé un concerto che ne ripercorre l'intera carriera, con numerosi ospiti noti e meno noti. Si presenta: Ogi, che é un vero rocker: capelli lunghi mossi e sporchi, chitarra al collo e faccia segnata  dai segni del tempo e degli eccessi.Ogi li enumera tutti gli ospiti, ma non ci sono tutti tutti: quello è malato, quell'altro ha avuto problemi di visto, quello.., beh quello.., ha un altro concerto.. uh Ma intanto sul palco ci sono ben due batterie, percussionisti, e pure un violinista dall'inconfondibile look zingaro. 

Ogi era un cantante punk, il che vuol dire che da 25 anni è un cantante post punk, e il concerto è quindi di di un sano gusto blues e rock; ottimo per l'ambiente trendy e un po' snob da 20enni levigati ai 50enni con i soldi e un cuore trentenne tutti con sciarpine di cachemere al collo e jeans strappati ad arte che si respira al Godor stasera. A un tratto il posto spalle alla colonna si libera, vedo il tipo andare dietro le quinte e mettersi degli occhiali scuri, e poi sale con impermeabile e cappello sul palco...Signore e signori: Muller Pèter, grandi abbracci, ha dei fogli in mano per non scordarsi le parole.. Fa un paio di canzoni, di fianco ad Ogi, inizia piano, il testo è molto parlato, poi si mette letteralemente a urlare, come un pazzo, un punk di cinquant'anni, sono i pezzi punk storici di Ogi: Ann Frank e Nirvania. Grandi

Provo a chiederne un poü giro nei giorni successivi, ma Ogi è praticamente sconosciuto ai più a Budapest, nessuno ricorda il suo nome, (Ogi chi?) nè il suo vecchio gruppo, gli Spions, ma io incontro per il Vittula un tipo molto basso coi capelli rossicci ricci tipo cugini di campagna, che va in giro sempre dentro una vecchia tuta azzurra dell'Adidas, che riconosco essere uno dei batteristi di Ogi.. e scorpo che:

Ogi Pèter, nome d'arte di Hegedûs Pèter, si è diplomato in composizione presso la qui presente Liszt Ferenc Akademia, 'Accademia Musicale Ferenc Liszt, giusto uno dei più prestigiosi conservatori del mondo, figlio di musicisti. Ma Peter é giovane e sono gli anni 70: lascia il conservatorio e  fonda gli Spions, primo gruppo cult del punk magiaro. Scelta coraggiosa, il punk non era ben accetto dal regime, devon suonare illegalmente nei klub,  nelle cantine, negli spazi universitari, anche senza amplificazione; e poi vanno all'estero a cercar fama e denaro: Parigi, Londra, per un po' ha avuto per manager Malcolm MacLaren, lo stesso dei Sex Pistols, tanto USA. Come tanti dal 1990 di nuovo in Ungheria; dá un grande concerto al Petofi Csarnok, la grande arena del Varosliget, si dá anche alla musica da film, poi dal ‘96 scompare, di lui non se ne parla più, lotta con un grave male, ne esce dopo 10 anni.. Ora é ripartito, scrive di nuovo in ungherese e riprende piano dai piccoli locali, se lo puó permettere Alla domanda: Che musica faccio ora? risponde: kavehazi pop (pop da bar), szalonpunk (punk da salotto!).

Con Muller Petér invece é tutto piú facile.. Muller Pèter, è il cantante dei Sziami (i siamesi) altra storica band magiara, ancora sulla breccia. Tanto popolare che si esibisce ogni anno al Sziget Festival, anche perchè il Sziget è suo (facile no?), è uno dei proprietari dell'ente che lo organizza.

Circa un mese fa parlando di libri con un'amica lei mi fa: da teenager leggevo tanto, ora leggo solo cose leggere, per esempio? Per esempio Muller Peter. E chi diavolo è? E' un po' filosofo, un po' scrittore, scrive del senso della vita, eccetera eccetera. Un Paolo Coelho magiaro. Il suo ultimo libro è in bella mostra nella vetrina della libreria sul körüt, ad Oktogon.. Credevo fosse un omonimo del cantante. Ma mi sbagliavo. E' il padre..


Posted by alessandro grimaldi at 00:01 CET
Updated: Sunday, 30 December 2007 18:50 CET
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Sunday, 2 December 2007
Szenes Hannah

In, Talk Radio il grande Eric Bogossian (attore, scrittore, autore statunitense di radici armene ed ebraiche) è il conduttore di un filo diretto con gli ascoltatori, senza filtri. Lui ha una parlantina incredibile, ma  all'ennesima invettiva antisemita e fascistoide si blocca e fa: "Ci siamo un po' fermati". Esce dalla radio e nel parcheggio uno lo ammazza. Il film finisce cosi'.

Anche il blog si è fermato, ma io sono ancora vivo. E si che avevo tante cose da dire, fatti grandi e piccoli, sfilate paranaziste per le strade, tanto buon Vittula, nuove scoperte e invenzioni, e pure stretta di mano con Monicelli Mario, dViareggio 1915. Ho avuto da fare, da lavorare e da correre su e giu'. Pian piano finiro' a raccontare la ricerca della casa, ma la buona notizia intanto è che non son finito sotto l'Arpad hid, ma a 10 minuti dal mio vecchio indirizzo, sempre nel mio amato VII distretto. L'indirizzo dice Josika utca (via Giuseppina) ma l'edificio si affaccia in verità su una piccola piazza intitolata a Szenes Hannah. La piazza è triangolare, all'angolo con via Rosa, ed ha al centro una brutta fontana dei bei tempi della repubblica popolare, con sul bordo una dedica alla libertà del popolo, in mezzo una statua in bronzo di un giovane che infilza con una lancia una grossa serpe (e somiglia incredibilmente a una statua di Torre a mare frazione di Bari; ma qui il muto autore non si è ispirato all'ex sindaco di Bari Simeone per il soggetto) Chi mi viene a trovare gradisce la mia casina, ma anche la piazza, gli alberi, i mattoni rossi, il silenzio tra gli scuri palazzi di Pest.

 Mi fa però Balint: chi sarà Szenes Hanna? Ma, sicuramente sarà stata un'ebrea si risponde, questo quartiere era tutto ebraico un tempo;d ove abitava lui, qua dietro, c'eran le stelle di Davide. Infatti qualche giorno dopo mi manda un link: Szenes Hannah, poetessa ungherese di origine ebraica. Come Kertèsz Imre, premio Nobel per la letteratura 2001, come Molnar Ferenc, quello dei ragazzi della via Pàl, il romanzo ungherese più noto all'estero, ma forse non troppo ungherese, non veramente ungherese. Hannah è morta nel 44 a 23 anni. Non dovevano essere tempi allegri, commentiamo. Il mio Josika invece era uno dei generali della rivolta antiasburgo del 1848, come Damjanich.

 Curiosando tra i recenti numeri dell'Herald Tribune oggi pero' mi imbatto e traggo coraggio per riprendere da qui il blog in: "Memoriale di eroe dell'olocausto commemorato in Israele"

Il memoriale di Hannah Szenes, ebrea ungherese, catturata e uccisa dai nazisti nell'Europa occupata, è stato trasferito di fronte alla sua vecchia abitazione in un Kibbutz, di fronte al mare, a 60 anni dalla sua morte. La giovane Szenes nel 39 emigro' in Palestina (illegalmente, il mandato Britannico, scoraggiava l'immigrazione) e si lego' a un kibbutz nel nord del paese. Aderì poi alla formazione clandestina sionista Haganah, e fu inviata nella Yugoslavia occupata e da lì nella sua Ungheria per aiutare chi era rimasto. Erail 1944, Hitler aveva rovesciato il maresciallo Horty (il Mussolini ungherese) ed aveva instaurato un suo governo fantoccio. Per gli ebrei fino ad allora relativamente risparmiati (solo negazione dei più elementari diritti e stelle di Davide al braccio), erano iniziate le deportazioni verso i campi di sterminio.

.Fu catturata mentre cercava di attaversare la frontiera e giustiziata in un carcere di Budapest il 7 Nov. 1944. Aveva 23 anni.550.000 degli 800.000 Ebrei che vivevano in Ungheria furono uccisi durante l'Olocausto Dopo la guerra la sua salma fu portata in Israele, nel cimitero del monte Herzl, accanto ai leader politici e militari israeliani.Szenes è conosciuta in Israele per la sua opera poetica che riflette i valori della vita nei kibbutz. La sua ultima lirica, trovata nela cella dove fu rinchiusa nei suoi ultimi giorni si conclude con i versi: "Ho scommesso su quello a cui tenevo di più. Ho tirato i dadi. Ho perso."

La prossima volta attraverserò la piazzetta più fiero.

E cerchero' di scommettere sul 7. E' meglio.


Posted by alessandro grimaldi at 17:33 CET
Updated: Sunday, 2 December 2007 23:28 CET
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Tuesday, 18 September 2007
Attila ?t 75.000 fiorini
Tra un po' è Natale e si brinderà tutti. Brindare si dice koccintani, ma anche il semplice brindare è un pò complicato in Ungheria: l'ungherese un po' più puro si sentiva in dovere di non brindare a birra fino al 1998, quello ancor più puro  ancora non si permette.

Il tutto per qualcosa avvenuto giusto sotto la casa che ho visto ieri, tra Deli Palyaudvarm, la stazione sud, nella sua bella architettura di regime, e piazza Mosca. E' sul Vérmező, il bel parco verde di Buda; Vérmező è un nome tragico, alla lettera è campo di sangue, è qui che gli Asburgo fucilarono i generali della rivolta del 1848 e poi brindarono con un bel boccale di birra, accostando fragorosamente i vetri come si conveniva. Il magiaro giurò di nn brindare urtando i bicchieri per 150 anni da allora.

E' da queste parti che sono oggi,  un mio amico mi mette in contatto con una Neni (zia) che ha un giro di case, prorpio lì sul campo di sangue, in Attila ùt (non il poeta Joszef Attila, morto suicida a pocopiùditrentanni; ma per il noto ristorante da Attila, come Dob utca nel mio amato VII distretto, -dob=tamburo- per il ristorante ai 3 tamburi, della Pest dell'800).

La casa non va bene, la Neni alza il prezzo spacciando un alto interessamento da un'ambasciata del lontano oriente. Magari vado a farmi una birra; da domani inizierò a guardare gli annunci da straniero.

P.S. la storia del post è veramente bella, ma è un po' tutta una balla, un attenta lettrice mi dice che non è vero niente, nel campo di sangue  furono si' fucilati generalimagiari, ma della rivolta antiasburgo precendete, quella di fine 700, guidata da Martinovich. Cercherò di fare più attenzione alle fonti e cambio informatore. prometto.  Attento caro lettore, il problema dell'informazione moderna è che ce n'è troppa. Ma per fortuna ho cari e affezionati lettori. Köszi, Edit. un mazzolin di fiori di bodza per te..


Posted by alessandro grimaldi at 00:01 MEST
Updated: Sunday, 13 January 2008 17:11 CET
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Saturday, 15 September 2007
2. Budapest II, Bimbo ut, 35 m2

Bimbò finora erano per me i bimbòkaposzta, alla lettera ‘germogli di cavolo' che tutti siam poeti, che sta per cavolini di Bruxelles, a volte a prezzo superscontato al supermercato, di cui sono ahimè diventato ghiotto.

Mabimbò alla lettera è germoglio e via del Germoglio, Bimbò ùt, è anche una delle vie note di Buda, una strada che che dal Margit körüt, dal Machwert park, si inerpica verso il paradiso delle colline di Buda, la zona verde e residenziale della città, (il Rozsadomb, la collina delle rose, il Vèrhalom, Pasareti), dove vivono i ricchi e i famosi, compreso il primo ministro..

Ho avuto un'occasione per un monovano qui e ora con la mia accompagnatrice (il mio contatto) sono a fare un paio di isolati per una salita ripidissima costeggiata da stupende ville ottocentesche, tanti alberi e un aria tersa e pura che a Pest è un ricordo di quando giravano gli omnibus. L'indirizzo è giusto ai piedi della salita, ai margini del paradiso.

 Buda è una città e Pest è un'altra città. Pest era la città dei commercianti, dei borghesi  degli operai, degli ungheresi. Buda la città dei ricchi e degli aristocratici e dei tedeschi. La padrona di casa che ci mostra l'appartamento è difatti un donnone tutto d'un pezzo, con la voce grossa, che ci indica con orgoglio i pesanti arredi in noce nero dell'androne del palazzo. Accanto alle cassette delle lettere c'è una maiolica di dubbio gusto, che ha conferito il titolo di palazzo di interesse nazionale allo stabile.

L'appartamento è al terzo piano; prendiamo l'ascensore, questo invece si un gioiello, due specchi eleganti  e i passeggeri seduti su una panca imbottita con drappo rosso, come nei film di Lubitsch. in tedesco ascensore è anche schellstuhl, cioè sedia veloce, tra  pochi ricordi dei miei corsi di tedesco.

 Il monovano è un bell'ambiente, con i finestroni che si affacciano sulla salita, e ci sono le colline in lontanza, non proprio lo spettacolare panorama promessomi con orgoglio quando me l'avevano descritta. La signora inizia a elencarmi i mobili che forse puo' farmi avere, forse anche una piccola scrivania, ma io ho lo sguardo mogio, oltre al vano e il bagno c'è giusto ‘una stanza per il te', ovvero una stanzina lunga 1 metro e larga mezzo metro o quasi, con un lavello piccino, dove giusto puoi prepararti un te, impossibile farti anche 2 spaghetti al burro. Imparo cosi' la parola ‘garzon', che per noi è piedaterre, garconierre, ma a me serve un posto dove vivere ed abitare.

Ringrazio e me ne vado, prendendo le scale. L'ascensore non lo possiamo prendere, va solo in  una direzione, all'insù, verso l'alto. i signori di Buda.


Posted by alessandro grimaldi at 00:01 MEST
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Saturday, 8 September 2007
1. Dohany u., 45m2, 50.000 HUF
Dohàny utca, la via del Tabacco, ad angolo con Szovetsegi utca, la via della Federazione. Il mio amato 7° distretto.

Il mio contatto è Csaba, l’amico di un’amica di un’amica. Lui ha fatto un mutuo e se ne va ad abitare all’imbocco dell’autostrada, dice per darmi un indicazione. Ma in realtà in una città come Budapest, che a inizio secolo era ricca e con tutte le infrastrutture pronte, vuol dire non poi tanto lontano, giusto dopo il Varosliget, il parco municipale. in 40 minuti a piedi sei a Oktgon, di buon passo magari. Come quasi tutte le case della Budapest semicentrale è dei primi del secolo, coi soffitti alti più di 3 metri in cui ti senti un re, e bei finestroni da cui si vede uno degli scuri palazzi di Pest, con i decori ornamenti finesecolo.

Csaba parla un inglese gentile e docile ma mi fa trovare la casa a soqquadro, il mobilio è in parte tutto suo compreso lo specchio; per me solo tanto ciarpame sparso e orribile che pe di piu’ la proprietaria non vuole assolutamente venga buttato. Praticamente in casa è tutto a doppio, esempio la rete e il materasso sono suoi, mentre l’orribile divano-letto accanto (non sopra) il quale ha piazzato il materasso no. Mi mi aggiro a stento tra i mobili e i pezzi di computer vari con cui lavora sparsi per la casa..,

 Metà bagno è occupato da  un cubo enorme e bianco, che Csaba non ha mai usato. E’ un’asciugatrice.


Posted by alessandro grimaldi at 00:01 MEST
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Wednesday, 5 September 2007
Cerco casa

"Cosa farai appena torni in Ungheria?" mi hanno chiesto spesso.. e credo si aspettassero una risposta romantica e standard, del tipo andro' in quel'appartamentino da quegli occhioni dolci o andro' a guardare il Danubio da quella panchina di Batthyany tér.. no cari amici, io sono un tipo pragmatico, e pensero' a cercarmi casa, chè entro un mese devo lasciare la mia (ex) casa egittologa e se non mi sbrigo posso pure ritrovarmi, come diceva il buon Giuseppe, sotto l'Arpad hìd, il ponte Arpad, che dormo abbracciato a una bottiglia a dire a un poliziotto che sta parlando con uno che ha conseguito titoli postuniversitari in Italia..

 

 Quando a 22 anni decisi di tagliarmi i capelli di netto, fu facile distinguere chi mi aveva in amicizia. Quelli che mi volevano un po' di bene mi chiesero se mi sentivo meglio cosi', gli altri dissero che era finalmente ora.. Qui gli amici sono quelli che mi hanno dato una mano con la ricerca di casa nova in terra straniera, hanno spinto i tasti del cellulare o hanno mandato una mail in giro, gli amici sono Klara, Szilvia, Csaba, Zsolt, Gabriella e Clemence, e altri (P.S. questi son tutti nomi veri).

 

Un paio di indirizzi pronti li avevo allora già dall'aereo e nella prima settimana mi illudo che abbia fortuna e non cerco tanto in giro. Mi illudevo. La ricerca invece dura a lungo e credo han ragione gli anglofoni che la chiaman "caccia alla casa".

Quando ho cacciato case in Italia ho visto tante cose incredibili. E anche ora a Budapest.

Quella che seguirà è la fedele cronaca di quei giorni..


Posted by alessandro grimaldi at 00:01 MEST
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Wednesday, 22 August 2007
Michele Rossi

I vicini di casa delle mie zie, a Bari, erano Licia e Peppino. Avevano 60 - 70 anni e non avevano avuto figli. Licia aveva i capelli ricci ricci, pesava olre 100 chili e riempiva la casa di bamboline. Peppino era alto 1.60 scarso ed amava mettere un papillon rosso nelle occasioni importanti. Peppino era “l’amore suo”. La domenica Peppino a volte non ci veniva a sautare, perchè andava allo stadio, in curva sud al "delle Vittorie", il vecchio stadio di Bari, accanto alla fiera. Ci andava anche quando il Bari era in Serie B; era abbonato da più di 30 anni lu, anche quando il Bari era in Quarta Serie. Peppino è morto qualche anno fa, un infarto, si faceva prescrivere il Viagra anche se gli era pericoloso. Licia l’ha seguito poco dopo.

 E’ a Peppino che penso quando di ritorno da una sana corsa al Parco, mi chiedono se conosco un tale Michele, Michele Voros, che si fa vedere ogni tanto al nostro mercato... Ci penso un po’, sarà Vörös (vuol dire rosso in ungherese insieme all’altro aggetivo piros, una penna è piros, una camicia è piros, ma una persona ha i capelli voros, un vino è voros, le carni rosse son voros).. No, amici, Mihaly Vörös, Michele Rossi, nun me dice niente. Allora me lo dicono loro..

Tra 2/giorni riparto per l’Ungheria e non sapevo che nel mercato del mio quartiere si fa vedere spesso un simpatico vecchietto, Michele Voros, un ex giocatore del Bari anni 50, quando il calcio magiaro era primo in Europa. Di più, Michele Rossi è stato per 6 anni una gloriosa punta del Bari, che non ha abbandonato la squadra neanche nella stagione 52/53, quando dopo una caduta inarrestabile il Bari sprofondò in Quarta Serie.. E Peppino ero allo stadio ad applaudirlo.. E poi da signor Rossi resto' qua, che chi poteva dopo il 56 non tornava indietro..

A metá luglio avevo messo annunci in rete se per caso c'era qualche ungherese a Bari con cui praticare la lingua enon sapevo che ce ne avevo uno sottocasa con cui parlare di calcio.. a Natale so a chi dire Boldog Karacsonyt

 Da solobari.it:

 

Mihaly Vörös

       Stagione       Presenze  Gol

47/48   serie A           7         1

48/49   serie A           23       8

49/50   serie A          34       14

50/51   serie B          24       7

51/52   serie C          29      18

52/53 4a serie           25      6


Posted by alessandro grimaldi at 00:01 MEST
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